«Senza l’ingresso dei privati la casa di riposo “Città di Asti” non potrà salvarsi».
Ad affermarlo il sindaco Maurizio Rasero, che sta seguendo in questi giorni bollenti la sorte della struttura di via Bocca, conosciuta anche come “Maina”, da tempo afflitta da debiti e mancati interventi di ristrutturazione. Giovedì scorso, infatti, è scaduto il mandato del commissario straordinario Mario Pasino. Una scadenza fondamentale in riferimento ai ragionamenti sul futuro della struttura.
«Sono in contatto con la Regione Piemonte, con cui mi sto confrontando – ha affermato Pasino – ma non è stato ancora deciso nulla. Il mio mandato è scaduto, ma rimarrò ovviamente in carica finché non verrà presa una decisione o individuato il mio successore».
Molto preoccupato il sindaco Rasero. «Cerco di fare il possibile, e anche di più – ha affermato – per fare in modo che la casa di riposo non debba chiudere. Sono vicino al commissario, che è il mio referente, facendo in modo che l’Amministrazione comunale sia utile in questo periodo così complicato. Appena il quadro sarà un po’ più chiaro, dopo gli incontri che si stanno svolgendo in questi giorni, convocherò anche un consiglio comunale aperto sul tema».
Rasero esprime quindi il suo giudizio sulla vicenda. «La mia opinione è che, senza l’ingresso di gruppi privati, non ci sono vie d’uscita a questa situazione».
La situazione
La situazione cui fa riferimento è quella di una struttura pubblica, nello specifico un’Ipab, che conta 170 ospiti a fronte dei 300 autorizzati, oltre a 120 dipendenti.
Afflitta da 8 milioni di euro di debiti, necessita da anni di una serie di interventi di ristrutturazione che non sono mai stati effettuati. Tra questi l’adeguamento antincendio, la riqualificazione di alcune parti e l’adeguamento energetico. A pesare sul bilancio alti costi di gestione e di personale, acuiti negli ultimi tempi da due fattori: l’emergenza sanitaria e la guerra in Ucraina, con il conseguente aumento dei costi dell’energia.
Il commissario, nei giorni scorsi, ha sottolineato di non aver ricevuto aiuti, in quanto, a parte l’Amministrazione comunale, non ha notato l’interessamento di Enti e istituzioni del territorio. L’unica speranza, quindi, è legata all’interessamento di gruppi privati, tra cui una cordata di imprenditori di cui fa parte Andrea Amalberto, presidente dell’Unione industriale.
Le parole di Luca Quagliotti (Cgil)
Molto preoccupati anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che sulla questione hanno chiesto un incontro al sindaco, in programma l’ultima settimana di luglio.
«L’ingresso dei privati – commenta Luca Quagliotti, segretario generale provinciale Cgil – è fondamentale considerando i conti “in rosso” della casa di riposo. Non mi riferisco solo agli 8 milioni di euro di debiti, ma ai 20 – 25 milioni di euro necessari per gli interventi di ristrutturazione rimandati negli anni. Anche perché, ad eccezione di alcune persone, come il sindaco Rasero, non mi sembra che ci sia una grande interesse a salvare dal rischio chiusura la casa di riposo, con la Banca di Asti che ha dimostrato in questo frangente di non essere più banca del territorio. Anzi, neppure la cittadinanza comprende il dramma dell’eventuale chiusura della struttura dopo 170 anni di storia».
L’intervento di Stefano Calella (Cisl)
A seguire la vicenda anche Stefano Calella, segretario generale aggiunto Cisl Alessandria – Asti. «La situazione è molto critica dal punto di vista finanziario – afferma – in quanto, oltre ai debiti, il commissario non riesce nemmeno a pagare gli stipendi con tranquillità. In questo frangente siamo pronti, come sindacato, a fare la nostra parte. Noi siamo aperti alle diverse soluzioni per salvare la struttura, ma riteniamo fondamentale che, anche con l’ingresso dei privati, la governance rimanga pubblica. Siamo consapevoli che, se si riuscisse a far continuare l’attività, le condizioni cambierebbero, ma noi ci impegneremmo a fare in modo di salvaguardare servizio e occupazione».
Riguardo al giudizio sulla Banca di Asti da parte di Quagliotti, Calella opera un distinguo. «Come Cisl confidiamo nella sensibilità delle banche del territorio – precisa – ma siamo consapevoli che si tratta di aziende che devono rendere conto agli azionisti, per cui devono valutare in modo oggettivo i loro interventi».
Il commento di Armando Dagna (Uil)
Da parte sua Armando Dagna, segretario generale Uil Asti Cuneo, inquadra la vicenda nella volontà, ormai a tutti i livelli, di «liquidare l’esperienza pubblica nell’ambito delle case di riposo». «Tuttavia – continua – il privato da solo non è in grado di rispondere all’esigenza della comunità in questo ambito, dato che non si può fare business sui bisogni primari delle persone. Altrimenti le conseguenze sono due: o il servizio è scadente o ha costi troppo elevati che la maggior parte delle persone non può sostenere. Secondo noi alla “Città di Asti” dovrà esserci una regia pubblica, anche con una gestione a cura di privati, salvaguardando professionalità e competenze esistenti».