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Sette licenziamenti alla Saint-Gobain
Economia

Sette licenziamenti alla Saint-Gobain

Si è concluso con un esubero di sette lavoratori (sei addetti alla produzione e un carrellista), per i quali è scattata la mobilità volontaria, la trattativa tra le parti sindacali e la proprietà

Si è concluso con un esubero di sette lavoratori (sei addetti alla produzione e un carrellista), per i quali è scattata la mobilità volontaria, la trattativa tra le parti sindacali e la proprietà dello stabilimento di Montiglio della Saint-Gobain, multinazionale francese specializzata in produzione e distribuzione di materiali da costruzione. L’ultimo incontro, nel corso del quale si è proceduto alla firma dell’accodo di mobilità, si è tenuto venerdì mattina presso l’Unione Industriale, alla presenza della proprietà e delle Rsu (Rappresentanze sindacali dei lavoratori).

«E’ scattato l’immediato licenziamento dei dipendenti coinvolti – precisa Christian Verrillo (Feneal Uil) – ad eccezione di un lavoratore, nostro iscritto, per il quale siamo riusciti ad ottenere uno slittamento del licenziamento al 31 luglio, così da fare coincidere il termine della mobilità con i tempi richiesti per il diritto alla pensione». «Una brutta situazione che abbiamo cercato di tamponare con un incentivo all’esodo a fronte di una riduzione del 20% dell’attuale stipendio per il primo anno, destinato a scendere nei mesi seguenti», commenta Paolo Conte (Fillea Cgil). «La speranza è che il sacrificio di questi sette lavoratori, per i quali ci auguriamo una ricollocazione in tempi brevi, possa bastare a salvare lo stabilimento di Montiglio dalla chiusura, continuando a garantire un’occupazione ai 12 dipendenti rimasti. Certo la situazione non è facile. Il settore delle costruzioni, più di tutti, ha sofferto, e soffre, il perdurare della crisi e, mentre in altri comparti si registrano i primi segnali di stabilizzazione, l’edilizia continua a siglare accordi di cassa integrazione, anche nelle piccole imprese».

«Abbiamo “strappato” l’incentivo più alto possibile – interviene ancora Verrillo – ma non è sufficiente se consideriamo le difficoltà di ricollocazione cui andranno incontro i sei lavoratori impossibilitati ad agganciarsi alla pensione, sia per motivi di età (tutti prossimi ai 50 anni) sia per il drammatico momento economico». «Fino a inizio anno lo stabilimento di Montiglio lavorava su due turni e in alcuni casi su tre – fa sapere ancora Conte – poi, a seguito di una costante riduzione delle commesse, l’azienda ha deciso di concentrare tutti i lavoratori su un solo turno. Una decisione che ci ha messo in allarme perché quasi sempre preavviso di imminenti esuberi. Così è stato. Dopo oltre 10 milioni di investimento e ipotesi di nuove assunzioni sventolate pochi anni fa, lo scorso 8 maggio siamo stati chiamati a scegliere tra una procedura di mobilità e la chiusura dell’impianto».

Marzia Barosso

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