Sono stati 25 gli eventi che hanno animato, la scorsa settimana, la seconda edizione di “Asti si’cura”, dedicata al tema della sicurezza sul lavoro. Promossa dalla Prefettura su input dell’Osservatorio provinciale per il monitoraggio degli infortuni sul lavoro, è stata organizzata in occasione della Settimana europea “Salute e sicurezza nell’era digitale 2023 – 2025”.
Gli eventi hanno spaziato dal convegno Inail sulla rivoluzione digitale e il futuro del lavoro alla mostra fotografica realizzata dall’Ordine degli architetti con gli studenti del liceo artistico Alfieri e il centro di formazione sicurezza Cfs, dagli incontri con gli studenti promossi dalla Rete sicurezza delle scuole al concerto conclusivo con Le Forbici e Simo & Gipo. L’obiettivo era diffondere la cultura della sicurezza con linguaggi diversi, rivolgendosi in primo luogo ai giovani, tanto che sono stati coinvolti oltre mille studenti delle superiori.
Il film in Sala Pastrone
Un folto gruppo di alunni del Cpia e del liceo scientifico Vercelli, ad esempio, hanno partecipato all’evento organizzato da Cgil, Cisl e Uil in Sala Pastrone. Articolato in due momenti, ha visto prima la proiezione del film “The settlement” diretto da Mohamed Rashad, che ha partecipato quest’anno al festival di Berlino ed era in concorso al festival cinematografico torinese “Job Film days”. Quindi il dibattito sul tema che ha visto intervenire Annalisa Lanterno, direttrice del festival torinese; Beppe Morabito, segretario confederale Cgil Asti; Silvano Uppo, segretario generale provinciale Uilm Uil; Stefano Calella, segretario generale aggiunto Cisl Alessandria – Asti. In dialogo con Elisa Ferrando, giornalista de “La nuova provincia”, gli ospiti hanno sviscerato diverse tematiche legate alla sicurezza sul lavoro, dando spazio anche ad osservazioni e domande degli studenti in sala, a partire dagli spunti proposti dalla pellicola. Ambientato ai giorni nostri ad Alessandria d’Egitto, il film racconta di come, dopo la morte di un uomo per un incidente sul lavoro, l’unica compensazione offerta alla famiglia è la possibilità per i due figli di essere impiegati nella stessa fabbrica, fianco a fianco con il responsabile della morte del padre.
La tavola rotonda
Al centro, quindi, il tema del ricatto nei confronti della famiglia del lavoratore vittima dell’incidente.
«Condotte di questo tipo – ha commentato Silvano Uppo – esistono anche da noi, come ci viene riferito nei nostri uffici sindacali. Sicuramente non di questa gravità, ovvero legate ad un infortunio mortale, ma la mancata denuncia di infortunio capita anche nella nostra realtà. Per quale motivo? Nelle piccole e medie aziende, nelle imprese artigiane, i premi Inail sono in relazione anche al numero di infortuni che avvengono e quindi ci sono aziende che “spingono” i lavoratori a nascondere l’infortunio, suggerendo di dichiarare, ad esempio, che è avvenuto in casa. Così che diventi malattia gestita dall’Inps e si possa evitare la denuncia. Va però sottolineato che l’infortunio tutela maggiormente il lavoratore nel periodo di guarigione e nella ripresa dell’attività lavorativa rispetto ad un trattamento di malattia, che è un altro istituto importante della nostra normativa, ma caratterizzato da una finalità differente».
E’ quindi stato sollecitato l’intervento di Beppe Morabito riguardo ad un aspetto collegato: il timore di denunciare, da parte dei lavoratori, situazioni potenzialmente pericolose.
«Una strategia per ovviare a questo problema non c’è – ha ammesso Morabito – ma si può costruire. Innanzitutto riducendo il precariato, una delle cause per cui gli infortuni vengono nascosti, in quanto i lavoratori a tempo determinato temono di perdere il posto di lavoro. In secondo luogo intervenendo a livello culturale, nei confronti dei giovani e dei lavoratori stessi. Come spieghiamo spesso nel corso della nostra attività sindacale, non denunciare e mettersi in mutua in caso di infortunio può causare gravi problemi al lavoratore interessato. Se, come già capitato, determina conseguenze più gravi, come una menomazione, il lavoratore incorre infatti in seri problemi. Innanzitutto perché non potrà più sporgere denuncia, dato che non rispetterebbe le tempistiche previste, e poi perché la mutua, sebbene paghi il periodo di malattia, non risarcisce il danno subito. Senza contare la difficoltà di trovare lavoro successivamente».
«Al contrario – ha continuato – siamo testimoni di casi in cui, all’insegna della massima trasparenza, il lavoratore vittima di infortunio, che ha subito una menomazione, è stato poi ricollocato a svolgere un’altra mansione nella medesima azienda, senza perdere lavoro e reddito».
Stefano Calella ha invece ricordato i due pilastri su cui si poggia l’attività inerente la sicurezza sul lavoro – prevenzione e repressione – rimarcando l’importanza della prima, ma anche la carenza di ispettori. «Malgrado le ultime assunzioni a livello nazionale – ha ricordato – non si riesce ancora a soddisfare il bisogno di ispettori. Il problema di fondo è anche la scarsa appetibilità della professione, in quanto l’elevata responsabilità che sottende non è commisurata alla retribuzione contrattuale. Come sindacati, quindi, chiediamo sforzo e impegno per incrementare gli organici con tecnici dotati delle competenze adeguate».
Il bilancio
Al termine della settimana, poi, lo stesso Calella, in qualità di presidente del Comitato consultivo provinciale Inail, ha mostrato grande soddisfazione per il bilancio dell’edizione 2025.
«Grazie all’impegno di tutti i protagonisti (istituzioni, enti, sindacati e associazioni) – commenta – siamo riusciti a dare vita ad una manifestazione superiore alle attese per quantità e qualità degli eventi, coinvolgendo un numero di ragazzi superiore alla prima edizione del 2024. Il fatto poi di essere stati citati durante la Giornata nazionale della salute e sicurezza sul lavoro, svoltasi a Roma il 21 ottobre, ci premia nella volontà di travalicare i confini provinciali e sprona a continuare a lavorare in questo ambito».
Il focus sugli infortuni in ambienti confinati
Un successo oltre ogni aspettativa per il seminario che ha animato la prima giornata di eventi di “Asti Si’cura”. L’incontro, incentrato sul tema “La sicurezza dei lavori negli ambienti confinati e/o sospetti di inquinamento”, ha richiamato oltre duecento partecipanti.
Organizzato da Cgil, Cisl e Uil, con l’agenzia formativa Asso.Forma e l’Inail, il convegno ha riunito rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, responsabili dei servizi di protezione e prevenzione, datori di lavoro, funzionari tecnici dell’Inail di Roma e professionisti del settore. Tra i presenti figuravano Guglielmo Loy, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inail, Domenico Princigalli, direttore regionale Inail, Stefano Calella, segretario generale aggiunto della Cisl di Asti e Alessandria, Enzo Medico, presidente di Asso.Forma e Ctu del Tribunale, Giorgio Airaudo, segretario regionale della Cgil.
Il convegno ha affrontato il tema degli infortuni in ambienti confinati, tra i più difficili da prevenire e spesso alla base delle tragedie più gravi. In quest’ottica, nel campo prova di Asso.Forma a Castagnole Lanze sarà ora disponibile il container adottato dall’Inail per la formazione pratica: un simulatore che consente di riprodurre in totale sicurezza le condizioni di rischio per i lavoratori.
Durante la giornata è stato poi presentato un macchinario innovativo realizzato da Officina Gamba, progettato per la pulizia delle cisterne senza la necessità di ingresso degli operai: un esempio concreto di come la tecnologia possa ridurre gli incidenti sul lavoro.