«Noi rimaniamo fermi sulle nostre posizioni. Tra le principali richieste l’aumento in busta paga da 280 euro mensili in tre anni, la riduzione dell’orario da 40 a 35 ore settimanali a parità di stipendio e l’inserimento di argini contro il lavoro precario».
Sono le parole di Silvano Uppo, segretario generale provinciale Uilm Uil, in occasione dello sciopero di ieri (mercoledì). Propclamato a livello nazionale da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil per la rottura delle trattative in merito al rinnovo del contratto Metalmeccanica industria, ad Asti ha previsto anche un presidio in piazza Medici sotto la sede dell’Unione industriale.
Le richieste economiche
«Il contratto per il quale ci battiamo, quella della metalmeccanica industria, riguarda circa 5mila lavoratori astigiani – ha ricordato Uppo in occasione del presidio – ed è scaduto nel giugno 2024. Successivamente è partita la piattaforma per il rinnovo, ma la trattativa con la parte datoriale si è interrotta a metà novembre. La controparte, infatti, respinge l’aumento economico da noi richiesto ritenendolo troppo elevato, proponendo un accordo per 170 euro mensili in quattro anni. Secondo noi, invece, la cifra richiesta è fondamentale per consentire ai lavoratori di poter fronteggiare l’inflazione».
Uppo fa quindi un passio indietro per ricordare quanto accaduto in occasione dell’ultimo rinnovo. «Eravamo riusciti ad ottenere l’inserimento di una clausola di salvaguardia che aveva consentito ai lavoratori di recuperare, almeno in parte, l’inflazione – ha ricordato e ora Federmeccanica – Assistal afferma che, a causa di quella clausola, l’esborso effettuato è risultato superiore al previsto. Noi invece rimaniamo fermi sulla nostra posizione perché il costo della vita è aumentato notevolmente».
«Riguardo alla settimana corta, invece – conclude – riteniamo che le aziende abbiano margini per poterla avviare. Senza contare che potrebbe essere considerata un tentativo per rendere più attrattivo il settore, considerando che le aziende lamentano da tempo la carenza di personale e che in effetti alcuni compiti o ruoli sono decisamente impegnativi a livello di orario».
Le difficoltà del settore e la richiesta di stabilizzazione
A sottolineare il contesto in cui si sta svolgendo la trattativa Luigi Tona (Fim Cisl). «Sappiamo le difficoltà che sta attraversando il settore, con l’aumento del ricorso alla cassa integrazione da parte di diverse aziende – ha commentato – ma il rinnovo del contratto è fondamentale sia per noi sia per le imprese serie, che hanno necessità di capire i costi del lavoro che dovranno affrontare in futuro».
Gli ha fatto eco il segretario generale provinciale Fiom Cgil, Vito Carelli: «La rottura della trattativa – ha affermato – è avvenuta in una situazione di grave crisi del settore, in cui i rapporti di forza tra parte sindacale e datoriale purtroppo non sono equilibrati. Ciò che mi spiace, in tale contesto, è che a trovarsi maggiormente in difficoltà sono i più deboli, i precari, come i lavoratori somministrati. Per questo chiediamo che nella parte normativa del contratto sia inserita la clausola di stabilizzazione dei lavoratori precari dopo due anni. E’ un punto fondamentale, anche perché storicamente il contratto dei metalmeccanici è quello che fa da traino per tutti gli altri».
A condividere pienamente le affermazioni del sindacalista una lavoratrice che ha partecipato al presidio, addetta alla catena di montaggio in un’azienda metalmeccanica astigiana. «Sono sola con due figli – ha confidato ai cronisti – e da due anni lavoro in questo settore. Da un anno ho trovato lavoro in un’azienda tramite un’agenzia interinale, dove faccio i turni. I miei contratti hanno una scadenza che varia da uno a due mesi, per cui vivo praticamente sempre con l’ansia che non siano rinnovati. In queste condizioni la vita quotidiana diventa molto difficile».