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«Il tartufo bianco rischia di scomparire»
Economia

«Il tartufo bianco rischia di scomparire»

Le piante da tartufo bianco rischiano di scomparire ed è urgente adottare misure che possano tutelarle. E' il tema del convegno che si è tenuto nel salone consiliare del Municipio di San

Le piante da tartufo bianco rischiano di scomparire ed è urgente adottare misure che possano tutelarle. E' il tema del convegno che si è tenuto nel salone consiliare del Municipio di San Damiano. A promuovere l'incontro è stata l'associazione "Terre di tartufi", presieduta da Livio Franco Carlevero, che ha lanciato il progetto "Adotta una pianta da tartufi bianchi pregiati", subito fatto proprio dal Comune. «Noi che, per dono della natura, abbiamo il "diamante grigio" nel nostro territorio ? ha affermato Carlevero – talvolta involontariamente e sovente volontariamente stiamo assistendo senza intervenire alla sua estinzione».

Secondo il prof. Vizzini del CNR, infatti, negli ultimi quindici anni la produzione del "tuber magnatum pico" si sarebbe ridotta dell'80% e le cause del crollo sono da ricercare nell'abbandono delle campagne, nello sviluppo della produzione industriale anche nelle aree tartufigene più rinomate, nel taglio indiscriminato delle piante simbionti. Inoltre troppi cercatori improvvisati hanno raccolto in modo indiscriminato il tubero, aggiungendo i loro danni a quelli delle piogge acide e degli inquinanti agricoli e atmosferici.

L'abbandono delle pratiche artigianali di coltivazione della terra ed il suo sfruttamento intensivo sono state un vero disastro per il tartufo bianco, che sino ad ora, a differenza di quanto già accade per il tartufo nero, nessuno è ancora riuscito a coltivare. «Unica soluzione ?- ha continuato Carlevero ?- resta quella di tutelare l'ecosistema delle tartufaie esistenti e la cultura consapevole del tartufo pregiato, recuperando al contempo le tartufaie abbandonate o non più produttive, pensando a programmi di tecniche colturali triennali da apportare alle tartufaie (potature, sarchiature, irrigazioni, ammendanti, aggiunta di inoculo sporale…).

Occorre inoltre incentivare economicamente e sensibilizzare culturalmente i proprietari dei terreni che producono, o potrebbero produrre tartufo bianco, combattendo la raccolta indiscriminata da luglio a settembre, causa di un enorme impoverimento di spore, che non saranno mai più disponibili. Le spore lasciate in sede durante questi periodi, infatti, sono l'unica pratica naturale per il mantenimento della specie». L'adozione di una pianta da tartufi pregiati consentirà all'associazione "Terre di Tartufi"(che non ha scopo di lucro) di impiegare il denaro proveniente da questa iniziativa per la protezione, l'incremento e la valorizzazione delle tartufaie esistenti o da recuperare dal gerbido e dall'abbandono, senza ricorrere al denaro pubblico e finanziando in modo decoroso i proprietari dei terreni sedi di tartufaie che aderiranno al progetto.

La cura e valorizzazione del tartufo potranno inoltre avere un grande interesse turistico, proponendo ai visitatori esperienze e sapori sconosciuti. Al convegno hanno assistito con molto interesse, oltre al sindaco Mauro Caliendo, anche Giorgio Ferrero (assessore regionale all'agricoltura) Mario Sacco (presidente della Camera di Commercio), MariaTeresa Armosino (presidente Atl), Biagio Riccio (Fondazione CrAsti), Secondo Rabbione (Coldiretti) e numerosi sindaci di Monferrato, Langa e Roero. Per ulteriori informazioni sull'iniziativa visitare il sito internet www.terreditartufi.it.

Renato Romagnoli

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