Prima le 14 vetrine in piazza Statuto. Poi le scale mobili che i bambini chiamavano "giostra", il negozio pieno di gente nelle settimane che precedevano il Natale, tanto che si faticava a
Prima le 14 vetrine in piazza Statuto. Poi le scale mobili che i bambini chiamavano "giostra", il negozio pieno di gente nelle settimane che precedevano il Natale, tanto che si faticava a passare da un reparto all'altro. E ancora la consolle per ascoltare i dischi prima di acquistarli, la goliardia tra colleghi, le gite sociali e le feste aziendali dopo 20 anni di lavoro. Sono affiorati tanti ricordi e aneddoti al pranzo organizzato alla fine del 2015 dagli ex dipendenti dell'Upim, il primo vero grande magazzino della città, la cui insegna si è spenta nel 2009. Dipendenti che hanno continuato ad incontrarsi tutti gli anni ma che, nelle scorse settimane, hanno voluto estendere l'invito a chi non aveva mai partecipato, anche perché l'anno scorso cadevano i 50 anni dell'apertura del grande magazzino in corso Alfieri. Preceduta, nel 1941, dal taglio del nastro del primo punto vendita in piazza Statuto.
«Inizialmente – raccontano le ex commesse Elena Socco, Mirella Caiano e Carla Majrano – l'Upim si trovava dove adesso c'è il supermercato "Carrefour express", quindi con ingresso anche da via Aliberti. Noi siamo state assunte rispettivamente nel 1952 – 1953 e nel 1954, subito dopo aver ottenuto la licenza media. Già allora era un negozio moderno, in cui si vendevano diversi generi di articoli, dall'intimo alle camicie, dai casalinghi (nell'ala distaccata) alla cancelleria». Nel 1965 il trasferimento in corso Alfieri, accanto alla caserma "Colli di Felizzano" (cui nel 1967 si aggiunse anche il supermercato Sma al piano interrato). «Lì la superficie – ricorda Gabriella Fava, che ha lavorato in Upim per 39 anni come commessa e allestitrice – era molto più grande, tanto che il numero dei dipendenti passò da circa 30 a quasi 80. Inizialmente vennero aperti il piano terra e il primo piano, e nel 1972 il secondo piano, dedicato ai casalinghi e ai mobili da esterno, al di sopra del quale erano collocati i magazzini».
Novità assoluta per la città la presenza della scala mobile («che i bambini chiamavano giostra», annota Elena Socco) oltre all'aria condizionata. «L'Upim – ricordano le commesse Fava e Caiano – era frequentata da tutti, imprenditori, amministratori, professionisti, famiglie con bambini, giovani. Tra questi ultimi vedevamo spesso l'allora studente Giorgio Faletti e i giocatori dell'Astimacobi, tra cui Giancarlo Antognoni (che ha successivamente militato in serie A e in Nazionale, ndr). Senza contare i militari della attigua caserma "Colli di Felizzano", nostri clienti fissi, per i quali facevamo appositi ordinativi. Anche perché gli articoli che "andavano forte" erano sempre gli stessi: lucido e stringhe per le scarpe, solette per gli scarponi, lucchetti per gli armadietti». Insomma, era un punto di riferimento sia per gli acquisti sia per fare un giro tra i vari reparti anche se non si doveva comprare niente, dato che rappresentava un luogo di ritrovo come sono adesso i centri commerciali, inserito in un contesto caratterizzato dalla presenza di due realtà attorno a cui gravitava tanta gente: oltre alla caserma, l'ospedale.
«La gente – continua Gabriella Fava – si concentrava soprattutto il mercoledì, giorno di mercato, e il sabato, ma c'era comunque movimento lungo tutto l'arco della settimana. Il boom di clienti, in particolare, si registrava sotto Natale (allora si cominciava a rimanere aperti alla domenica solo dall'8 dicembre, ndr), e durante la stagione dei saldi». Comune nei "cassetti dei ricordi" l'attenzione della proprietà nei confronti dei dipendenti (l'Upim faceva parte del Gruppo "la Rinascente"), tra gite sociali, in Italia e all'estero, e premi in occasione dei 20, 25 e 30 anni di lavoro. «In occasione del ventennale dall'assunzione – sottolinea Mirella Caiano – sono stata invitata con altre colleghe che festeggiavano lo stesso anniversario tre giorni a Milano, dove ho potuto assistere anche ad uno spettacolo di balletto al teatro La Scala con Carla Fracci e Rudolf Nureyev».
Upim puntava anche molto sull'assistenza alla clientela da parte delle commesse. «Negli anni ?70 e ?80 – ricorda Gabriella Fava – eravamo numerose su ogni piano, per cui potevamo consigliare in modo puntuale la clientela, e questa professionalità ci è sempre stata riconosciuta». «In corso Alfieri – aggiunge Eugardo Roasio – avevamo molti articoli che vendevamo bene, grazie anche al fatto che la concorrenza era poca. Ad esempio quelli per neonati, dai box ai ciripà (storici pannolini in cotone), prodotti da due aziende dell'Astigiano». Il fatto che l'Upim si trovasse in un luogo privo di parcheggio non costituiva un problema in quel periodo? «Negli "anni d'oro" no – risponde Gabriella Fava – in quanto noi dipendenti andavamo al lavoro in bicicletta o in motorino, mentre i clienti venivano a piedi, se erano già in centro per una passeggiata, o in auto, parcheggiando lungo corso Alfieri e nelle vie limitrofe senza particolari problemi».
Elisa Ferrando