Lunedì 11 settembre, davanti ai cancelli dello stabilimento Al. Pi di Baldichieri, l’on. Chiara Gribaudo, vice presidente del PD e della commissione lavoro della Camera dei deputati, farà visita al presidio dei lavoratori. Svoltosi fino a ieri (venerdì), riprenderà quel giorno per il prosieguo della vertenza che contrappone lavoratori e proprietà. Attualmente è infatti in corso la procedura di consultazione sindacale, con un primo incontro svoltosi mercoledì scorso. Procedura che per legge dura 75 giorni, attivata dopo il licenziamento collettivo dei 106 dipendenti a tempo indeterminato da parte della società Fortes SpA, che ha cessato la gestione dell’attività di macellazione carni lo scorso 31 agosto, cui è subentrata la Società agricola Gruppo Ciemme, che ha acquisito dal primo settembre proprietà e attività.
La deputata era già intervenuta sulla vicenda a fine agosto a sostegno dei dipendenti.
La protesta
La protesta è nata all’inizio di agosto, quando la Flai Cgil ha dichiarato prima lo stato di agitazione e poi lo sciopero. Motivo dello scontro, le condizioni proposte in vista appunto del passaggio tra la Fortes srl e la Società agricola Gruppo Ciemme.
Il sindacato ha indetto la protesta «per l’ennesimo passaggio di proprietà, l’ennesimo tentativo di peggiorare le condizioni dei lavoratori». Tra le critiche avanzate, la migrazione dal contratto di lavoro artigianale, in essere con Fortes, a quello agricolo – florovivaista, invece che a quello dell’industria alimentare come richiesto.
La posizione della Fortes
A questo proposito era intervenuta la Fortes, sottolineando che il contratto agricolo avrebbe consentito di mantenere lo stesso trattamento economico e che «l’applicazione del contratto nazionale per gli operai agricoli e florovivaisti, con integrazione del contratto integrativo provinciale dei lavoratori della provincia di Cuneo, è d’obbligo in considerazione della natura di società agricola del Gruppo Ciemme e della sede legale della società, considerata anche la previsione, da parte degli accordi collettivi, delle attività di macello tra quelle affini e strumentali alla filiera agricola».
La richiesta del contratto
Ma il sindacato non ci sta. «Il licenziamento collettivo – spiega Letizia Capparelli, segretario generale provinciale Flai Cgil – è illegittimo alla luce della continuità lavorativa tra Fortes e il subentrante Gruppo Ciemme, dato che la ripresa della produzione era prevista dal 4 settembre. Continueremo a chiedere che vengano ritirati i licenziamenti e che i lavoratori siano assunti dal Gruppo Ciemme con il contratto dell’industria alimentare, l’unico che potrebbe dare dignità a questi lavoratori, concedendo un aumento di circa 100 euro in busta paga a dipendenti che non arrivano a mille euro al mese, pur svolgendo un lavoro molto faticoso. Un contratto peraltro inserito nell’accordo sottoscritto con Fortes in passato, e che avremmo ottenuto se non fosse avvenuto il passaggio».
La replica
Su questo punto interviene Massimiliano Messeri, responsabile personale Fortes. «L’accordo cui fa riferimento il sindacato era stato firmato nell’agosto 2022 – precisa – e non prevedeva il passaggio al contratto dell’industria alimentare, ma un’intesa in cui si diceva che, dal gennaio 2023, avremmo valutato un piano di armonizzazione graduale, a livello retributivo, al contratto dell’industria, che si sarebbe chiuso nel dicembre 2024, considerando l’impatto dei rincari energetici e l’affacciarsi dell’emergenza della peste suina».
Per quanto riguarda il licenziamento, Fortes aveva già sottolineato nei giorni scorsi che si tratta di «un atto dovuto, slegato dall’agitazione sindacale in corso, avendo la Fortes terminato il servizio di macellazione con il 31 agosto».