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Economia

Vigneti del capoluogo fuori dalla Docg
Asti spumante, la sentenza che gela Zonin

Adesso è ufficiale. A questo punto Asti deve mettersi l'anima in pace e accettare il fatto che, fatti salvi ulteriori e forse inopportuni ricorsi, il territorio del comune capoluogo sarà

Adesso è ufficiale. A questo punto Asti deve mettersi l'anima in pace e accettare il fatto che, fatti salvi ulteriori e forse inopportuni ricorsi, il territorio del comune capoluogo sarà definitivamente fuori dalla denominazione d'origine dell'Asti spumante. Questo dice la sentenza del Consiglio di Stato depositata il 28 novembre scorso.

«Punto centrale della vicenda – recita la citata sentenza – è quello di stabilire se il Consorzio abbia o meno avanzato la domanda di estensione della DOCG Asti alle zone indicate e nello specifico ai terreni di Castello del Poggio», l'azienda di proprietà di Zonin che aveva appellato le diverse sentenze di primo grado in merito. Il problema giuridico sembra essere stato che l'Assemblea del Consorzio dell'Asti «aveva approvato la estensione della zona di produzione ad un area definita ma aveva rimesso invero con non poca ambiguità "agli organi della filiera" la individuazione dell'area». Certo la questione è stata definita dal giudice stesso di tale complessità da compensare le spese. In pratica una grana difficile. Il problema nasce infatti con una perizia del 2007 che non individua le zone a cui estendere il disciplinare ma anzi «configurava – dice ancora la sentenza – uno studio preliminare, ma senza elementi di concretezza».

Visto che l'elenco delle frazioni comunali viene prodotto nel ottobre 2010 e quindi «non poteva – dice il giudice – essere stato esaminato e approvato dall'Assemblea tenutasi sei mesi prima il 28 aprile 2010, né essere stato trasmesso alla Regione e al Ministero il 29 aprile 2010». Insomma un insormontabile e cervellotico incastro di date. Che fa però sì che la domanda ufficiale del Consorzio, l'unico legittimato ad avanzare proposte di modifica, del 28 aprile 2010 che chiedeva l'inserimento di zone vocate fosse caratterizzata da " indeterminatezza e ambiguità". La sentenza ha ovviamente suscitato commenti fra i quali quelli della Produttori Moscato. Il presidente Satragno, in una nota diffusa ieri sera scrive: «La sentenza andrebbe letta con attenzione anche dal signor Paolo Ricagno in qualità di ex-presidente del Consorzio di Tutela, perché a pagina 18, paragrafo 8.4, si parla proprio di lui e della sua nota del 22 ottobre 2010, che inviava al Ministero delle Politiche Agricole e alla Regione Piemonte. E la sentenza -prosegue Satragno- andrebbe anche letta dai signori della nuova associazione Agrinsieme Moscato».

Lodovico Pavese

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