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casa di riposo esposto in Procura
Economia
Intervento

«Vogliamo chiarezza su quanto accaduto alla casa di riposo “Città di Asti”»

I segretari generali territoriali di Cgil, Cisl e Uil hanno presentato un esposto in Procura sulla struttura di via Bocca chiusa dal 31 dicembre

Hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica per chiedere di verificare se, in merito alla chiusura della casa di riposo “Città di Asti” (ex Maina), «siano ravvisabili fatti di reato».
Nasce dall’esigenza di fare piena chiarezza sulla vicenda che ha interessato la struttura di via Bocca l’iniziativa intrapresa dai segretari generali territoriali Luca Quagliotti (Cgil), Stefano Calella (segretario aggiunto Cisl Alessandria-Asti) e Armando Dagna (Uil).
«Sulla casa di riposo – ha esordito Dagna in occasione della conferenza stampa convocata nei giorni scorsi – non deve calare il silenzio. Riteniamo infatti che, considerati la storia e il ruolo ricoperto fin dalla fondazione, meritasse un’attenzione diversa da parte del mondo politico, che aveva le risorse e l’obbligo morale di salvarla. Un’attenzione doverosa perché il settore pubblico deve interessarsi degli ultimi, in questo caso persone che si trovano a vivere l’ultima fase della loro vita, che non possono essere scartati solo perché non sono più produttivi. Al contempo, al di là di scelte politiche sbagliate, con questo esposto chiediamo di verificare se in questa vicenda sussistano eventuali responsabilità penali e, in caso positivo, di procedere penalmente all’individuazione e alla punizione dei responsabili per tutti i reati che dovessero venire ravvisati, adottando i provvedimenti necessari e opportuni».
Il riferimento è alla dispersione del patrimonio. «In alcuni anni – ha continuato il sindacalista – il debito contratto dall’Ipab è passato da 845mila euro a 8 milioni di euro, anche se non abbiamo potuto allegare documenti ufficiali (come i bilanci) perché non siamo riusciti a reperirli. Secondo noi bisogna fare chiarezza su questo punto. Una questione che si è intrecciata, come dicevo, con le responsabilità politiche, che hanno portato alla dispersione di una istituzione e di un patrimonio di professionalità, con i lavoratori che vedono il loro futuro professionale in bilico, la città con l’ennesimo contenitore vuoto e la cancellazione di un servizio per gli anziani».
D’accordo Stefano Calella. «Non potevamo reagire “alzando le braccia” – ha sottolineato – per cui abbiamo presentato un esposto in cui non puntiamo il dito contro nessuno, ma riportiamo dati oggettivi».

Tra passato e futuro

Nel documento, infatti, si ripercorrono la storia e i fatti che hanno caratterizzato la gestione della struttura da quando è nata – nel 1929 come ente morale, poi denominata “Casa di riposo della città di Asti” nel 1944 – fino alla chiusura lo scorso 31 dicembre.
Chiarezza sul passato, quindi, ma anche interessamento verso gli sviluppi futuri. «Sono stati nominati tre commissari liquidatori – ha aggiunto Quagliotti – per cui siamo in attesa di vedere cosa succederà. Ci sono due questioni principali da seguire: il destino dei 56 lavoratori in mobilità, che da gennaio non hanno ancora ricevuto l’indennità che spetta loro (pari all’80% dell’ultima busta paga), e il futuro dell’immobile. A questo proposito la Regione Piemonte, tramite il vice presidente Carosso e l’assessore Chiorino, aveva manifestato, in occasione della nostra audizione in Consiglio regionale, la disponibilità ad intervenire, anche tramite la finanziaria Finpiemonte. Peccato che di concreto non ci sia ancora nulla. Dovevamo essere convocati per il 31 marzo in modo da discuterne, ma non siamo più stati contattati».
«Riguardo al futuro dell’immobile, invece – puntualizza Calella – ribadiamo il fatto che secondo noi deve rimanere un presidio socio-sanitario, anche se non venisse dedicato a questo scopo tutto l’immobile, effettivamente di ampie dimensioni».

Le parole di Delfino

Alessandro Delfino, segretario generale territoriale Cisl Fp, ha invece puntato il dito sul problema della ricollocazione dei dipendenti in mobilità. «La risposta del territorio a questo proposito è stata finora pari a zero – ha commentato – perché da Enti locali e consorzi non è arrivata nessuna offerta di posti di lavoro in mobilità diretta».

L’intervento del comitato

Intanto sulla nomina dei commissari interviene il comitato “La vergogna della casa di riposo”, formato da 21 dipendenti della struttura. «Abbiamo appreso con soddisfazione – commenta il portavoce, Danilo Moiso – le ultime notizie riguardanti la nomina dei tre commissari liquidatori. Siamo fiduciosi che la situazione si sbloccherà a breve, ma come comitato rimaniamo preoccupati perché alcuni di noi non possono aspettare ulteriormente che venga corrisposta un eventuale indennità economica. Pur capendo la complessità della situazione, chiediamo che ci vengano date rassicurazioni sui tempi».

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