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Alessandra Appiano: dalla moda ai romanzi, una vita sotto i riflettori
Cultura e Spettacoli

Alessandra Appiano: dalla moda
ai romanzi, una vita sotto i riflettori

Alessandra Appiano ha incontrato il nostro giornalista Bartolo Gabbio per raccontarsi: dai suoi esordi con Oliviero Toscani, fino ai prossimi progetti. Come il nuovo romanzo, "Solo un uomo", in uscita a settembre

Martedì mattina, riunione di redazione con il direttore. Gli comunico di aver appena inviato un sms ad Alessandra Appiano per sollecitare un incontro con il sottoscritto poiché voglio realizzare con lei una puntata della rubrica “Un caffè con”. Qualche settimana fa, infatti, la scrittrice di origini astigiane mi aveva assicurato telefonicamente che nel periodo pasquale sarebbe tornata nella nostra città per passare un po’ di tempo con i suoi genitori. Mentre ormai la riunione volge al termine mi suona il cellulare. Sul display appare “chiamata in arrivo Alessandra Appiano”, il mio dito è velocissimo nel toccare sullo schermo l’opzione rispondi. “Ciao Bartolo! Verrò ad Asti nel prossimo weekend quindi la possiamo fare l’intervista con caffè. Siccome non sono più tanto pratica a guidare ad Asti visto che vivo ormai tra Roma e Milano, ti spiace venirmi a prendere con la macchina a casa dei miei sabato alle 14,30? Così poi andiamo insieme al bar e chiacchieriamo tranquillamente una mezz’oretta. Che ne dici?”. Direi che va benissimo, accetto tutte le condizioni senza frapporre indugio. Arriva il giorno dell’incontro; all’orario stabilito mi presento puntuale sotto casa dei suoi.

Scendo dalla macchina e individuo la villetta bifamiliare nella zona nord della città dove vivono papà Felice, medico veterinario, e mamma Liliana, casalinga. Sarei tentato di citofonare premendo sulla pulsantiera del citofono il tasto accanto al cognome Appiano ma preferisco, più discretamente, chiamarla sul cellulare per avvertirla del mio arrivo. Lei risponde al secondo squillo e quindi scende dopo una manciata di secondi. “Ma sei giovanissimo, al telefono sembravi più grande. Beh, complimenti!” esclama appena mi vede stringendomi calorosamente la mano. La ringrazio, a dire il vero un po’ in soggezione di fronte all’esuberanza di Alessandra, ma capisco già dalle prime battute la sua forza comunicativa. Una donna che indubbiamente buca lo schermo, per dirla alla maniera televisiva. Mentre ci avviamo a piedi verso la macchina e inizia a piovigginare mi confida: “Abbiamo da poco finito di pranzare e i miei genitori ora stanno riposando. Andiamo a prendere il caffè e poi mi riaccompagni qui così me li godo un po’ visto che raramente stiamo insieme”.

Immediatamente penso che ho fatto bene a non suonare il campanello altrimenti li avrei svegliati. Ci dirigiamo così verso il centro città e, dopo aver parcheggiato nei pressi di via Brofferio (in piazza Alfieri c’è il mercato), ci avviamo a piedi verso il bar Garibaldi. Intanto la pioggia si intensifica, bisogna ripararsi sotto l’ombrello. Lei ne è sprovvista e così devo darle ospitalità sotto il mio. Mentre camminiamo fianco a fianco la faccio pensare a quanti ragazzi degli anni ’60 avrebbero voluto essere al mio posto e avrebbero ringraziato questa pioggia improvvisa e un po’ galeotta che li avrebbe consentito di creare una certa vicinanza complice con una delle ragazze più belle della città. Lei si schermisce: “Guarda, sarà che sono cambiati un po’ i canoni ma io non mi vedevo straordinariamente bella neppure da giovane. Sì certo è innegabile che piacessi e che fossi molto corteggiata ma credo che di me venisse apprezzato soprattutto il cipiglio e l’approccio volitivo e determinato nei confronti della vita. E poi ero una tenerona, e lo sono ancora. Le ragazze di oggi sono sicuramente più spigliate di come ero io all’epoca”.

Entriamo al Garibaldi e ci sistemiamo ad un tavolo in fondo al locale e, dopo aver ordinato due caffè, parliamo della sua professione di scrittrice: “Ho da poco terminato di scrivere il mio nuovo libro. Si chiamerà ‘Solo un uomo’ ed uscirà a settembre per Garzanti e credo di poter dire che sarà apprezzato dal mio pubblico tradizionale composto prevalentemente da donne romantiche ma anche spiritose e capaci di ridere di sé stesse. All’inizio del romanzo la protagonista Camilla sparisce lasciando all’amica del cuore l’eredità di ricostruirne la vita sentimentale cercando di capire il ruolo dell’uomo del titolo. Dai, di più non farmi dire anche perché la vicenda si dipana poi come un piccolo giallo e quindi vorrei lasciare ai lettori il piacere di scoprire come andrà a finire”.

Vedo che dal romanzo emerge centrale il tema dell’amicizia, un valore importante per Alessandra anche nella vita di tutti i giorni. “Sono una persona con cui si chiacchiera volentieri, mi piace ascoltare gli altri e anche sdrammatizzare quando occorre. Poi sai, come tutti, sono piena di difetti e di limiti però sono un punto di riferimento per le persone alle quali voglio bene e infatti il complimento più frequente è che sono la migliore amica che si possa avere e credo davvero di riuscire ad esserlo. Lo sanno bene Chicca e Maria, amiche astigiane con cui ci sentiamo spesso”. Iniziamo a sorseggiare i caffè e lei riceve un sms. E’ della famosa attrice Angela Finocchiaro: ha appena letto l’intervista su Diva & Donna rilasciata ad Alessandra in occasione dell’uscita nelle sale cinematografiche del suo ultimo film e ne è entusiasta. Nonostante gratificazioni di questo tipo e il considerevole successo ottenuto, noto che Alessandra preferisce tenere il profilo basso ed è molto alla mano e ciò un po’ mi colpisce.

Forse piace proprio questo suo essere con i piedi per terra. Non si è montata la testa nonostante scriva per tre prestigiosi periodici femminili nazionali e abbia al suo attivo numerosi romanzi tradotti in Francia, Germania, Portogallo, Russia, Polonia, Lituania e Spagna. Mi incuriosisce sapere gli inizi del suo percorso professionale e, rivelandomi un aneddoto inedito, scopro che ha cominciato dal settore della pubblicità e della moda. “Volevo diventare famosa però, figurati, ero parecchio ingenuotta e non avevo né agganci politici né clan di riferimento ma solo tanta determinazione. Dai 16 anni iniziai ad andare a Milano per alcuni provini nella moda. Una cosa buffa che pochi sanno è che le foto del mio primo book fotografico me l’ha fatte Oliviero Toscani e ricordo ancora quanto mi sentivo ridicola con quel baschetto sulle ventitré e gli stivali alla piratessa di colori differenti. Le rivedevo con tenerezza proprio l’altro giorno, sono ricordi piacevolissimi”.

Qualche anno dopo è nel cast della nota trasmissione Portobello condotta dall’indimenticato Enzo Tortora. “Enzo era un gran signore ma in effetti era una persona anomala per l’ambiente televisivo poiché, da buon genovese, era particolarmente riservato e non voleva fare il simpatico a tutti i costi. Ricordo che al provino mi scelse proprio lui per il ruolo di valletta-centralinista poiché rimase colpito dalla mia classe; avevo poco più di vent’anni. Quando poi l’hanno arrestato eravamo tutti sotto shock e convinti della sua totale estraneità. Sai, credo che qualcuno gli abbia proprio fatto pagare questo suo carattere non simpatico”.

Pago e usciamo dal locale. Mentre la riaccompagno a casa il discorso cade inevitabilmente sui tempi attuali. “L’hanno detto persone più autorevoli di me ma mi piace ribadirlo: la crisi deve essere necessariamente un’opportunità. La cosa positiva di essa è che ci costringe tutti a ripensare alle cose importanti della nostra vita, ci impone di badare all’essenziale. Siamo tutti un po’ più vulnerabili e quindi ci rendiamo conto che bisogna mettere da parte un po’ il cinismo ed essere più umani e solidali”. Siamo arrivati, la scorto con il mio ombrello fin sotto il portone poiché piove ancora. “In bocca al lupo per tutto, e mi raccomando: pubblicate solo le foto migliori del nostro incontro altrimenti mi deprimo!”. Beh, ha proprio ragione Antonio Ricci, deus-ex-machina di Striscia la notizia: più dell’invidia l’ultima cosa a morire è la vanità.

Bartolo Gabbio

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