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Il presepe: ecco come lo facevano i nostri nonni
Cultura e Spettacoli

Il presepe: ecco come lo facevano i nostri nonni

I primi a descrivere la Natività sono stati gli Evangelisti Luca e Matteo, ma la nascita del Signore troverà la sua più famosa rappresentazione nel 1223 a Greccio, per volontà di San Francesco. Da

I primi a descrivere la Natività sono stati gli Evangelisti Luca e Matteo, ma la nascita del Signore troverà la sua più famosa rappresentazione nel 1223 a Greccio, per volontà di San Francesco. Da qui probabilmente l’idea popolare che il Santo sia l’inventore del presepe. E chissà cosa ne penserebbe proprio San Francesco del nuovo modo di allestire la scena della Natività. Chi sceglie di fare il presepe ai tempi nostri si trova dinanzi a un’ampia gamma di proposte: si va dai presepi hi-tech o di design a quelli “pronti” con le statuine incollate. È sufficiente tirarlo fuori da un anno all’altro e non richiedono particolari doti creative. Ma come facevano il presepe i nostri nonni? Piccole mani che compiono gesti antichi, ci conducono ai giorni che precedono il Natale del 1930, in un clima traboccante d’attesa.

Nè cieli stellati, nè sacchetti di muschio sintetico aiutavano i bambini del ‘30 che dovevano affidarsi al proprio ingegno per trovare tutti i materiali utili alla Sacra rappresentazione. Il tempo dettava inesorabile la scadenza di questa ricerca, all’Immacolata il presepe doveva essere composto, così decretava la tradizione. La ricerca in campagna cominciava dal muschio, le zone d’ombra spesso nascondevano zolle verdissime, perfette per trasformarsi in prato per le pecorelle di gesso. Dietro il prato, la carta da pacchi che più si dimostrava affine per colore, diventava cielo. Per le montagne si andava in cucina, si apriva il putagé spento e si utilizzavano i blocchi di carbone di legno. La grotta, sempre di carbone, sembrava un tutt’uno con le montagne.Fatta l’ambientazione si recuperava lo scatolone dalla cantina. Che meraviglia aprirlo!

Mille pezzi di giornale avvolgevano strette le statuine di gesso colorato. Le prime a venire fuori erano le pecore, poi i pastori. Tra tutti loro ecco Gelindo! Via uno, via l’altro tutti i personaggi. Gli angeli dell’annunciazione vengono posti sopra la grotta e dentro la Madonna con la veste azzurra e rosa con il suo sposo. Le ultime a trovare posto, sono le statuine esotiche dei Magi. Il profumo delle bucce di mandarino nella stufa festeggia la fine del lavoro. Lui, Gesù Bambino, sarebbe arrivato tra la paglia vera della mangiatoia, solo la mattina del 25 per opera di mamma e papà. Ad attendere le famiglie, una festa semplice, con poche cose sulla tavola. Probabilmente il Natale 2012 sarà simile nella semplicità, ma a tutti l’augurio di credere nel futuro come i bambini del ‘30.

Alessia Conti

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