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“Un onore aver servito la Fidas” – 50 anni a servizio della città

Dopo tanti anni di militanza nel consiglio direttivo della Fidas Canelli Donatori di Sangue, dove ho trovato tanti amici, quattro presidenti, decine di consiglieri e migliaia di donatori incontrati in diverse sedi in questi cinquanta e più anni trascorsi, con molto rammarico lascio il mio incarico.
Come donatore penso di aver dato il mio contributo. Ho avuto anche tante soddisfazioni e numerose onorificenze ricevute sia dal gruppo di Canelli come dalla Fidas Piemonte, che ringrazio. Ho avuto anch’io la necessità di sangue per un mio congiunto famigliare, ed ho capito ancora di più il valore di questo dono.
Purtroppo il tempo passa, sono arrivato ad 80 anni e devo lasciare l’incarico. Sinceramente piange il cuore dover lasciare la carica da consigliere. Mi è di consolazione il contributo dato per tanti anni alla nuova sede di Canelli che per la città è un fiore all’occhiello. Comunque, sono sempre a disposizione per fare qual che necessita. Posso dare ancora un aiuto specialmente nel far conoscere l’associazione consigliando tanti giovani a donare sangue prezioso soprattutto in questo periodo di pandemia. C’è tanto bisogno di sangue.
Non mi rimane che ringraziare tutti, sperando di non dimenticare nessuno. Anzitutto ricordo i famigliari di tutti i donatori defunti. Ricordo in special modo i presidenti Armando Panattoni e Ferruccio Gai. Ringrazio i sindaci di questi cinquant’anni passati insieme: Giuseppe Contratto, Roberto Marmo, Oscar Bielli, PiergiuseppeDus, Marco Gabusi e l’attuale sindaco Paolo Lanzavecchia. Un pensiero va al consiglio comunale che in questi cinquant’anni ci ha aiutato finanziariamente nel mantenimento della sede.
Ringrazio tutti i miei ex colleghi della Riccadonna Spa che hanno sempre contribuito nella memoria dei propri defunti. Ringrazio tutte le aziende canellesi, i commercianti che tutti i mesi hanno sempre messo a disposizione le loro vetrine per l’esposizione dei manifesti con la data dei prelievi e ci hanno aiutato nelle lotterie e nelle feste sociali. Ringrazio tutta Canelli che ha sempre risposto bene ai nostri appelli e contribuito con generosi aiuti.
In ultimo ringrazio l’attuale consiglio direttivo con il presidente Mauro Ferro. Tutti mi sono stati vicini in questi lunghi anni passati insieme. Mi hanno confortato ed aiutato anche in un periodo nero per la mia famiglia: con il sangue donatoci abbiamo superato il difficile momento. Scusate l’emozione, ma con questo scritto mi si è aperto il cuore.
Grazie, grazie, grazie mille volte.

Il direttore risponde:

La lettera del signor Beppe Gandolfo, oltre a toccare per la sua umanità e la profondità dei sentimenti, mette in evidenza il valore di uno degli elementi fondanti della vita di una comunità: il servizio. O, se vogliamo, il volontariato. In questo lungo anno di pandemia onlus e associazioni sono state l’asse portante di un fitto reticolato di attività che ha supportato la vita degli italiani. Soprattutto di coloro che sono più in difficoltà. Beppe Gandolfo, nella miglior tradizione di chi si dedica agli altri, per cinquant’anni e più ha lavorato nel silenzio, lontano dai riflettori, umilmente e senza nulla chiedere. Avendo come stella polare l’aiutare il prossimo. Parole che potrebbero suonare fuori luogo in un mondo dove l’individualismo impera. Sono, invece, la lezione che questo signore di ottant’anni impartisce a tutti, con un occhio di riguardo ai giovani: merita sempre e comunque mettersi al servizio. Stendere il braccio più di cento volte per donare sangue è una lezione di vita: per lui, un gesto di ordinaria quotidianità. Ritirarsi non è nelle sue corde, ma tant’è. Con rincrescimento e il groppo in gola. Chapeau!
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