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Tribunale

"Commedia giuridica che non fa ridere": per il pestaggio omofobo a due donne si rinvia il processo per la 19.ma volta

Il fatto a Baldichieri 8 anni fa ma per continue assenze di alcuni imputati e per i cambi di difensori, sono tantissime le udienze rinviate

Emanuela e Linda Pines in tribunale dopo uno degli ennesimi rinvii

Doveva essere un sospiratissimo e un po’ particolare “regalo di Natale” per Emanuela e Linda, per chiudere un capitolo doloroso della loro vita e smettere di presentarsi, da sette anni, più o meno tre volte l’anno, in tribunale ad Asti.
E invece no.
Il processo con accuse incrociate per l’aggressione omofoba e la diffamazione su Facebook è ancora in piedi. E lo sarà ancora nel 2026 perché è difficile, a questo punto, credere che anche l’udienza del 9 gennaio possa segnare la fine di una vicenda giudiziaria che ha dell’incredibile.
In tutti i sensi.
La vicenda è ormai notissima, a furia di ripeterla ogni volta che il giudice detta un rinvio.
I fatti si sono svolti in un condominio a Baldichieri nel marzo del 2018. Le due donne, che fanno coppia da anni e sono unite civilmente, per aver chiesto un po’ di silenzio ai vicini di casa, sono state aggredite. Emanuela più violentemente di Linda, con lesioni più gravi alla testa e al volto con uno sfondo omofobo. Di qui l’accusa nei confronti dei tre uomini (l’inquilino dirimpettaio e due suoi parenti) per l’aggressione. Loro, il giorno dopo, hanno denunciato via social quanto accaduto pubblicando una foto molto forte del volto tumefatto di Emanuela e facendo i nomi degli aggressori. Di qui l’accusa per diffamazione mossa verso le due donne.
Rinvio a giudizio per tutti e processo che ci mette oltre 10 udienze per sentire i primi testimoni. Mentre Emanuela e Linda Pines sono sempre presenti in aula, assistite dal loro avvocato, Maurizio Lamatina, i tre uomini sono sempre assenti e presentano giustificazioni di vario genere. Per un lungo periodo, poi, uno di loro risulta detenuto in un carcere svizzero per altri reati. Procura, tribunale e neppure il difensore riescono contattarlo per una eventuale rinuncia alla comparizione in aula e così se ne vanno altre udienze a vuoto. Riescono a sentire, ad un certo punto, le due donne che fanno il loro drammatico racconto: uno spiraglio di attività giudiziaria che si apre e si chiude in quella sola udienza, perché a quelle successive tornano le assenze e, in ultimo, i cambi in corsa degli avvocati che, legittimamente, chiedono i termini a difesa per preparare le arringhe finali di fronte al giudice Giordano.
La stessa giudice che aveva fissato per venerdì scorso l’udienza conclusiva in cui avrebbero parlato pm, difensori e lei con la sentenza.
Niente da fare. Anche quest’ultimo miglio si è allungato, ancora una volta, perché il nuovo legale aveva chiesto l’altra volta di ascoltare due testimoni mai sentite nei cinque anni di processo, che non si sono presentate pur essendo state regolarmente citate.
E il difensore non intende rinunciarvi, così è saltato tutto e il giudice ha disposto, per l’udienza del 9 gennaio, di prevedere l’accompagnamento con i carabinieri delle due testimoni in aula. Entrambe sono o sono state legate agli imputati ed erano presenti al pestaggio.
Nessun commento dal difensore delle due donne, l’avvocato Lamatina, di fronte all’ennesimo rinvio. Evidentissima la stizza di Emanuela e Linda  che, in attesa della sentenza da oltre 7 anni hanno parlato in un commento social di “una commedia giuridica che non fa ridere”.
Tanto per chiarire l’eccezionalità (negativa) di questo processo, si pensi che quella di gennaio 2026 (a quasi otto anni dal fatto senza sentenza di primo grado) sarà la 19.ma udienza. Tante quante ne segnò il lungo e complesso processo Barbarossa con decine di imputati che dovevano rispondere di reati legati alla ‘ndrangheta davanti ad un collegio di giudici.

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