Non è un caso il nome in codice scelto per l'operazione illustrata poco fa dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile del Comando di Asti: Drug Queen che indica in modo eloquente le "regine della droga".
Questo perchè, caso piuttosto raro per la città di Asti, l'indagine conclusasi stamattina che ha portato a 21 arresti, è partita proprio da un gruppo di quattro donne (fra italiane e marocchine, salite poi a sei nel prosieguo dell'indagine) che gestivano uno dei canali principali di spaccio di cocaina nel centro cittadino.
Soldi, telefoni e droga sequestrati stamattina
Giovani madri gestivano i fili della rete
Tutte donne puttosto giovani, fra i 26 e i 28 anni, tutte madri, tutte residenti fra i palazzi occupati di corso Volta, corso Casale, via Malta e il quartiere Praia e tutte molto efficienti nell'organizzare la rete di cessione delle dosi sia a casa loro, sia nelle piazze centrali di Asti (in particolare piazza Italia e piazza Alfieri).
Questa rete condivideva i "clienti" con un secondo canale di spaccio, gestito da un uomo, albanese, anch'esso arrestato.
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Identificati 300 assuntori
Oltre ai 21 arrestati (dei quali 6 donne), anche 2 mila cessioni di dosi registrate e documentate e 300 assuntori identificati che verranno segnalati nei prossimi giorni alla Prefettura per tutti i provvedimenti che ne seguiranno, soprattutto per quanto riguarda le patenti di guida.
Operaio che spacciava prima e dopo il turno
Tutti gli arrestati vivevano esclusivamente della loro attività di spaccio, hanno avuto modo di verificare i carabinieri del nucleo Radiomobile al comando del tenente Roberto Iandiorio. Tutti tranne uno. Si tratta di un operaio albanese, regolarmente assunto che "arrotondava" lo stipendio spacciando prima e dopo il suo turno in fabbrica.
Clienti insospettabili
Fra i primi dettagli emersi, vi è il tipo di clienti che gravitavano intorno a questi due canali di spaccio che ha riguardato prevalentemente cocaina. Si tratta per la maggior parte di "insospettabili" con attività commerciali, professioni e lavori normali. Si parla di gestori di locali pubblici, impiegati, operai con una dipendenza tale da travalicare ogni prudenza nelle pressanti e disperate richieste telefoniche di incontro con gli spacciatori.
Aspirapolvere in pegno per la dose
Soprattutto quando non avevano abbastanza denaro per pagare la dose. In pagamento dei quei 30 euro a dose, secondo quanto contenuto nelle intercettazioni, sono stati offerti in pegno biciclette, aspirapolvere, bottiglie di alcolici, telefoni cellulari (di famigliari).
Da sinistra il tenente Iandiorio e il comandante Breda
Ambiente degradato
«Un'indagine maturata in un ambiente decisamente degradato - ha commentato il tenente colonnello Pierantonio Breda, comandante provinciale dei carabinieri di Asti - che però è anche molto importante perchè ha una ricaduta diretta sulla sicurezza dei cittadini. Parliamo di un'attività investigativa in grado di contrastare lo spaccio diffuso per strada, anche nel centro cittadino, a tutte le ore e in mezzo alla gente. Il tema degli stabili occupati, poi, era stato anche affrontato dal Comitato Provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, in più occasioni». Le condizioni all'interno dei due grandi palazzi da tempo erano monitorate dalle Forze dell'Ordine.
La biro modificata per sparare
Trovata biro-lanciarazzi modificata per sparare
La maggior parte degli arresti sono stati eseguiti all'alba di oggi, con l'ausilio di un centinaio di militari provenienti da altri Comandi e l'impiego di unità cinofile dei carabinieri di Volpiano e della Polizia Penitenziaria di Asti. Proprio nel corso di una perquisizione, oltre a denaro, droga, materiale per il confezionamento delle dosi, è stata trovata anche un lanciarazzi di segnalamento modificato per poter sparare una pallottola calibro 22. Dall'innocente apparenza di una normale biro.
Rasero si complimenta con i carabinieri
Il Sindaco Maurizio Rasero si è complimentato con le Forze dell’Ordine e con tutti coloro che hanno contribuito alle indagini per l'operazione che si è conclusa nella zona di corso Volta e corso Casale in alcuni stabili occupati da tempo e per i quali più volte l’Amministrazione ed i cittadini avevano chiesto di intervenire con azioni di monitoraggio e sgombero.
A tal proposito, il primo cittadino ha dichiarato: «Attività come questa sono un chiaro segnale della presenza fattiva dello Stato e delle Istituzioni che anche in modo “silente” monitorano e controllano quotidianamente il territorio garantendone la sicurezza. Sono quindi queste operazioni che consentono ai cittadini di rendersi conto come spesso siano necessari mesi o anni di indagini e di investigazioni coordinate in modo sinergico per ottenere un risultato utile e pertanto, anche quando sembra che nulla si muova, le Istituzioni ci sono».