Ne è uscito con una condanna a 2 anni e mezzo, esattamente quanto chiesto dal pm, il pensionato astigiano sotto processo per maltrattamenti nei confronti della moglie malata psichica e del figlio.
Il giudice Bertolino ha ritenuto che fossero provate le accuse che erano state rivolte all’uomo in primis dalla sua stessa famiglia.
Fu il figlio a chiedere aiuto
Un processo nato da una richiesta di aiuto del figlio all’avvocato Silvia Bianco, spaventato dal fatto che il padre potesse uccidere la madre a seguito dei suoi comportamento. Durante le indagini è emerso che l’uomo, per un’intera vita, avrebbe pesantemente controllato la vita di moglie e figlio, relegandoli in casa, non occupandosi sufficientemente di loro, facendo la spesa in modo discontinuo e non adeguato, vietando di usare l’aqua calda e, soprattutto, isolandoli nel loro appartamento impedendo contatti sociali dentro e fuori dall’abitazione.
Fra i testimoni che sono sfilati anche i medici che hanno in cura la donna i quali hanno detto che, da quando l’uomo era stato allontanato da casa (andando a vivere dalla sorella), la donna, pur nella sua conclamata patologia, aveva registrato notevoli miglioramenti.
Le richieste delle parti civili
L’avvocato Silvia Bianco, che dal giorno in cui il figlio si è rivolta a lei lo ha patrocinato insieme alla madre nella costituzione di parte civile, ha rimarcato quanto presente nel capo di imputazione chiedendo un risarcimento di 50 mila a testa. Su questo punto il giudice Bertolino ha abbassato il risarcimento a 15 mila euro per madre e altrettanto per il figlio.
Famiglia di "invisibili"
Tutt’altra lettura è invece stata data dall’avvocato Nica Demetrio, difensore dell’imputato che ha sottolineato che i racconti tanto della moglie che del figlio dovessero essere molto soppesati a causa del loro stato psichico ed emotivo.
Sottolineando che comunque l’uomo, a modo suo, si è sempre occupato di loro e non ha mai pensato, neppure per un momento, di andarsene e lasciarli soli. Neppure ora che non vive più in quella casa ma ne sostiene tutte le spese, comprese quelle di mantenimento di moglie e figlio.
E poi ha concluso dicendo che in questa triste vicenda anche l’imputato è una vittima, perchè per 40 anni questa famiglia di “invisibili” è stata lasciata vivere in assoluta solitudine, senza aiuti che potessero scardinare una quotidianità fatta di povertà affettiva e sociale. E i pochi che sapevano di questa situazione al limite, hanno preferito non occuparsene o preferire non capirne la gravità.
L’avvocato Demetrio ha già annunciato che ricorrerà in Appello.
d.p.