Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i cinque sinti interrogati dal gip di Rimini dopo il loro arrestato con l’accusa di essere responsabili di diversi furti in ville e appartamenti della riviera romagnola.
Partivano dal Cuneese e dall’Astigiano per andare a colpire sulla riviera, dandosi appuntamento a Magliano Alfieri, a casa di Cristian Collufio, 30 anni. Da lui arrivavano Massimiliano Bresciani, 28 anni residente al campo nomadi di Cerialdo, Michele Vailatti di 24 anni, astigiano e Lorenzo Falletta, 33 anni di Novara, tutti e quattro difesi dall’avvocato Caranzano. Partivano alla volta di Rimini dove trovavano Eliks Truzzi, 33 anni, il basista. Agli arresti domiciliari un sesto componente della banda, di Torino, che si occupava di ripulire regolarmente da eventuali microspie le auto di grossa cilindrata che usavano per raggiungere i luoghi dei colpi.
Tanta strada, da qui al Riminese veniva “ricompensata” da bottini molto ingenti. Infatti la banda, secondo le indagini della Squadra Mobile di Cuneo che ha condotto l’operazione, sceglieva solo case di persone facoltose, dalle quali asportavano preziosi, orologi e contanti.
E andavano a colpo sicuro grazie alle “dritte” che arrivavano dal basista che viveva sul posto. Secondo quanto ricostruito dalla polizia, l’operazione ha fruttato circa 500 mila euro visto che hanno portato a termine furti anche di 100 mila euro per volta.
La base logistica sulla riviera era in un cascinale isolato nelle campagne di Igea Marina dove custodivano anche gli arnesi che servivano per entrare nelle case. In questo modo, nel caso in cui fossero stati fermati per strada, non destavano sospetti. In alcuni casi gli arnesi non sono stati neppure necessari, perchè riuscivano a farsi aprire presentandosi come appartenenti alle forze dell’ordine impegnati nella ricerca di pericolosi ladri. Carpivano la fiducia dei proprietari e poi colpivano. Dalla loro c’era anche il vantaggio di essere dei “trasfertisti”, ovvero persone non conosciute in loco. Per sfuggire ulteriormente alle indagini, cambiavano spesso targa delle auto e numeri di telefono oltre a cicliche bonifiche delle auto da eventuali apparecchi di localizzazione e intercettazione.