Cerca

Primo piano

Konecta, i vescovi di Ivrea e Asti in difesa dei 1.100 addetti: "Tutelare la dignità del lavoro"

Mons. Salera e mons. Prastaro intervengono sul futuro delle sedi eporediese e astigiana dell'azienda che si occupa di gestione clienti

Konecta, i vescovi di Ivrea e Asti in difesa dei 1.100 addetti: "Tutelare la dignità del lavoro"

Le Chiese di Ivrea e Asti scendono in campo per i 1.100 addetti di Konecta.

I vescovi di Ivrea, mons. Daniele Salera, e di Asti, mons. Marco Prastaro, raccolgono l’appello dei lavoratori e chiamano le istituzioni ad un confronto serrato “per tutelare la dignità del lavoro in un’economia più etica e meno orientata al solo profitto”.
Lo fanno attraverso un comunicato congiunto diramato stamattina, a pochi giorni dall'avvio della trattativa tra azienda e sindacati, in programma lunedì 22 dicembre. L'azienda di via Guerra che si occupa di gestione clienti (call center) è infatti a rischio chiusura in vista dell'accorpamento dei siti di Asti, Ivrea e Torino nel capoluogo regionale dal giugno 2026, con conseguente trasferimento dei 400 addetti astigiani e dei 700 colleghi eporediesi. Una notizia, questa, emersa dalla presentazione del piano industriale lo scorso 5 dicembre in occasione dell'incontro on line con i sindacati di categoria Uilcom Uil, Fistel Cisl e Slc Cgil.

La posizione dei vescovi

"Il trasferimento a Torino, oltre ad impoverire i territori di Ivrea ed Asti, dove le sedi di Konecta rappresentano uno tra i più corposi insediamenti industriali con una forte ricaduta sull’indotto e sul tessuto economico locale - affermano i due vescovi - sembrerebbe un modo di spingere gli addetti verso l’abbandono volontario del posto di lavoro. Va ricordato, infatti, che gli stipendi medi si aggirano sui 600-700 euro mensili per il part-time e 1.100 euro per il tempo pieno, ciò che rende il pendolarismo insostenibile, e a cui va aggiunta la difficoltà della gestione e della organizzazione familiare di ogni dipendente".
"Se da un lato è noto che il fatturato dei call center sta diminuendo, che gli investimenti vanno nella direzione dell’intelligenza artificiale e per l’evoluzione del mondo delle telecomunicazioni - continuamo - chiediamo quali opportunità siano state date con percorsi di riqualificazione e di riconversione dei dipendenti".

Le domande aperte

Numerose le altre domande aperte poste dai vescovi: il trasferimento annunciato è stato condiviso con le istituzioni locali, le comunità, la politica locale? Esiste un piano volontario di marginalizzazione dei territori decentrati a favore dei capoluoghi? La strategia aziendale non può essere ripensata altrimenti?

Le richieste

Salera e Prastaro seguono quindi con apprensione l’avvicinarsi dell'incontro. Chiedono che si moltiplichino le occasioni di dialogo tra azienda, istituzioni e parti sociali per “tentare tutte le strade possibili” utili a mantenere attività e posti di lavoro a Ivrea e Asti. Le diocesi offrono ascolto e sostegno a chi è colpito dalla crisi, ribadendo una vicinanza concreta a lavoratrici, lavoratori e famiglie: “Nessuno deve sentirsi solo”.

©2025 Tutti i diritti riservati