Commercio
23 Dicembre 2025 23:29:28
Domani sarà l’ultimo giorno di apertura poi, il Natale 2025, segnerà la fine di una lunga storia di commercio cittadino. E’ quella della gioielleria Galliano che abbassa definitivamente le serrande dopo 77 anni di attività ininterrotta.
I motivi li spiega il nipote del fondatore Giovanni Galliano, che del nonno porta nome e cognome.
«E’ cambiata la città intorno a noi e un negozio come il nostro non è più economicamente sostenibile. Noi abbiamo sempre avuto una clientela super fidelizzata. Qui, per almeno tre generazioni, i nostri clienti hanno acquistato fedi nuziali, regali di matrimonio, gioielli per battesimi, comunioni, cresime, lauree, diciottesimi, anelli di fidanzamento e di anniversari di nozze. Ma questa catena generazionale si è interrotta».

I motivi sono tanti, a partire dal cambio di abitudini (“Ormai piuttosto che l’oro preferiscono regalare soldi sull’Iban”) e per l’impennata del valore dell’oro (“In pochi anni è decuplicato”).

Quando i miei genitori aprirono qui, questa parte di corso Alfieri era vivacissima: davanti alla caserma, vicino all'Upim e dietro l'ospedale
E poi le ragioni più contestuali: «Quando i miei hanno aperto in questa sede, si lavorava bene perché eravamo davanti alla caserma, vicino all’Upim e dietro all’ospedale. Ora non c’è più nulla e siamo schiacciati dal degrado di questa zona della città nonostante lo sforzo di investimenti di piccoli commercianti e imprenditori privati» spiega ancora Giovanni.
La storia del negozio la fa sua madre, Grazia Laverde, che a quasi 80 anni è ancora dietro al bancone a ricevere con cortesia, professionalità e sorrisi i clienti di sempre. Lei che a 12 anni era già una lavorante di parrucchiera a Torino dove ha imparato il mestiere prima di mettere su un salone per suo conto gestito per 16 anni. «Poi ho conosciuto mio marito Mario, mi sono innamorata e sono arrivata ad Asti - racconta - Dove mio suocero faceva l’orologiaio e un po’ di oreficeria nella prima sede del negozio, in corso Alfieri 300, davanti alla Banca Popolare di Novara».

La signora Grazia si ricorda bene la tragica fine di suo suocero.
«Era il 1975 quando, una sera, poco prima della chiusura, hanno fatto una rapina in negozio. Mio suocero si è spaventato così tanto che è morto di infarto nella notte, in ospedale».
Il negozio passò allora in mano al figlio Mario, marito di Grazia che lo tenne ancora qualche anno prima di venderlo.
«Io non riuscivo a stare senza lavoro, così aprii il bar “Tre bicer” in piazza Statuto. Poi decidemmo di riaprire la gioielleria, spostandoci qui in corso Alfieri 45. Inizialmente solo come orologeria e argenteria, poi feci il corso in Camera di Commercio e potemmo vendere e comprare anche l’oro».
Il negozio è oggi intestato al figlio Giovanni che ha sempre avuto grande rispetto della tradizione di famiglia, frequentando anche la scuola orafa.

«Ma oggi per questo tipo di commercio non c’è più futuro - dice amaramente - A tutti i motivi già detti, si agggiunge anche quello della nuova povertà delle persone. Lo abbiamo visto in nostri clienti che sono passati dall’acquisto di gioielli importanti a “pensierini” in sconto per fare regali».
Una realtà economica che lo ha guidato nella scelta del suo nuovo lavoro.
«Compro e vendo camper usati. La gente non risparmia solo sull’oro ma anche sulle vacanze. Così ho visto che una casa mobile ricreativa, questa la definizione esatta del camper, è un investimento che viene fatto al posto della seconda casa in luoghi di villeggiatura. Seconda casa che le famiglie normali, oggi, non possono più permettersi di acquistare».
Aut. Tribunale di Asti n. 61 del 25/09/1953
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