La società dei furbetti
29 Dicembre 2025 08:36:05
Il nuovo stallo giallo per disabili disegnato in salita Morra, a ridosso delle Antiche Mura
Asti, città di storia, vini e di "solidarietà familiare": quella che spinge centinaia di cittadini a utilizzare il contrassegno per disabili, quasi sempre di parenti che hanno titolo a detenere il pass per parcheggiare sugli appositi stalli gialli, ma senza il disabile a bordo. Il più delle volte questo avviene per fare la spesa e altre commissioni senza pagare gli stalli blu e senza perdere tempo a trovare un parcheggio libero. L’assessore ai Servizi Demografici del Comune, Giovanni Boccia, ha tracciato un bilancio che definire amaro è un eufemismo, rivelando un quadro di inciviltà quotidiana che sembra non conoscere soste (a parte quelle illecite sugli stalli gialli).
Secondo i dati diffusi dall'assessore Boccia, nel 2025 si è assistito a una vera e propria impennata di "furbetti" del parcheggio per disabili con oltre 700 sanzioni elevate per l'uso improprio del contrassegno. Il fenomeno è tanto semplice quanto deprimente: si prende il pass di un parente, magari impossibilitato a muoversi, e lo si trasforma in un "gratta e sosta" magico per parcheggiare davanti all'ingresso del supermercato o in pieno centro, ignorando che la regola vuole sempre il disabile a bordo, alla guida o come passeggero.
Ma la furbizia, si sa, ha un prezzo. E in questo caso è decisamente salato. I trasgressori si sono visti recapitare ammende che non lasciano spazio a grandi sorrisi: le cifre oscillano tra i 330 e i 990 euro. Come se non bastasse il colpo al portafoglio, il "parcheggio creativo" costa anche quattro punti sulla patente.
«Su oltre 700 multe, il numero di ricorsi presentati è pari a zero» ha spiegato l'assessore Boccia. Una statistica che parla da sola: una volta beccati con le mani sul volante (e il pass del nonno sul cruscotto), i cittadini hanno riscoperto un'improvvisa e silenziosa onestà, ammettendo implicitamente di aver torto marcio. L’assessore Boccia, in un video postato su Facebook, ha ricordato che gli uffici sono a disposizione per chiarimenti, ma ha ribadito un concetto che dovrebbe essere scontato: rispettare questi spazi non è solo una questione di Codice della Strada, ma un segno di civiltà ed educazione.
Aut. Tribunale di Asti n. 61 del 25/09/1953
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