Antigone
31 Dicembre 2025 17:34:47
Non si placa lo sgomento del suicidio al carcere di Asti di Christian Guercio, 38 anni, avvenuto nella serata di lunedì.
Per tanti motivi.
Il primo riguarda proprio lui, un uomo molto conosciuto in città, pieno di amici, presente in molte attività cittadine, grande appassionato di musica con una importante competenza da dj, con un lavoro di elettricista che svolgeva con perizia. Tantissimi, in questi giorni, i messaggi di cordoglio alla famiglia travolta da questo lutto. E tutti, pur conoscendo le fragilità di Christian, fanno emergere le qualità che aveva oltre ai suoi problemi di dipendenza. Un detenuto atipico, se così si può definire, finito in carcere per un reato strettamente legato al momento di crisi e di totale assenza di controllo delle sue azioni a seguito di assunzione di sostanze. Christian, raccontano i suoi amici, aveva sì un passato di dipendenza alle spalle, ma aveva saputo ricostruire una vita lavorativa, una rete di amicizie, di interessi, di impegni a favore della collettività. E nessuno si capacita di come una ricaduta abbia potuto portare ad un esito così drammatico.
Fra gli interventi di questi giorni, quello di Michele Miravalle in veste di coordinatore nazionale Osservatorio sulle condizioni detentive, Associazione Antigone che sottolinea come quello di Christian sia il primo suicidio avvenuto nel carcere di Asti ma allo stesso tempo chiuda un anno terribile, il 2025, in cui si sono contati, con il suo, 80 detenuti che hanno scelto di porre fine alla loro vita in cella.
«È una vicenda molto rappresentativa delle disfunzionalità del sistema e, come Antigone, ci auguriamo che vengano al più presto chiariti i punti oscuri con una inchiesta seria e con i doverosi approfondimenti delle varie amministrazioni coinvolte.
Christian, 38 anni, astigiano, con una storia di tossicodipendenza alle spalle, ma con molti amici, una famiglia e una grande passione per la musica, arriva a casa sotto l’effetto di sostanze e dà in escandescenze (in gergo tecnico “grave agitazione psicomotoria”). I genitori chiamano l’ambulanza e intervengono anche polizia e carabinieri effettuando un arresto “difficile”, durante il quale un operatore rimane ferito ad una mano. Christian viene portato quindi in pronto soccorso, ma nel giro di poco tempo, trasferito in carcere».
«È qui che emergono le prime domande: come stava Christian quando è stato portato in carcere? Le sue condizioni di salute erano compatibili con una detenzione? Sono stati valutati i presupposti per un trattamento sanitario obbligatorio, gli è stato proposto un ricovero volontario o è stata cercata una struttura sanitaria disponibile ad accoglierlo? Christian era conosciuto dal sistema sanitario, seguito dal Ser.D.: i suoi curanti sono stati avvisati e vi è stato un confronto sulla scelta migliore da fare? In quei momenti Christian prima ancora che una persona accusata di un reato era una persona “vulnerabile” che necessitava di cure.
Invece finisce in cella, da solo, mentre il mondo fuori è distratto dal Natale.
La convalida dell’arresto avviene con udienza da remoto, via webcam, viene disposta la custodia cautelare in carcere e, nel pomeriggio, si impicca con il lenzuolo e muore. Qualcuno in carcere lo incontra? Valuta il suo stato di salute? Si “prende cura” di lui?».
«Tutti gli operatori sanno infatti che le prime ore di detenzione sono le più critiche e il rischio suicidario è più elevato.
Ancora una volta, il carcere è stato ritenuto impropriamente un luogo di cura, una “discarica sociale” dove scaricare persone persone in precarie condizioni di salute.
Non si cerchino “capri espiatori”, nè facili scuse: la morte di Christian lascia il gusto amaro del fallimento di un sistema che non dovrebbe smettere di chiedersi il perché di una morte evitabile.
È, purtroppo, il triste epilogo di un 2025 complicato per le carceri italiane».
Le domande poste da Michele Miravalle sono le stesse che si sono posti, per primi, i genitori e la famiglia. E l'avvocato Lamatina, che sta seguendo la vicenda dal punto di vista giudiziario. Non anticipa ancora nulla di ufficiale, ma fa intendere che la morte di Christian non sarà "archiviata" fino a quando non saranno chiarite le eventuali responsabilità di tutti gli "anelli" d quella catena di persone che hanno preso in custodia l'uomo dall'uscita di casa fino alla sua morte in cella.
Intanto è stata decisa l'autopsia sulla sua salma. Si terrà venerdì.
Aut. Tribunale di Asti n. 61 del 25/09/1953
Direttore Fulvio Lavina
f.lavina@lanuovaprovincia.it
Società editrice Editrice OMNIA S.r.l.
via Monsignor Rossi 3 -14100 Asti
P.Iva 00080200058