Tribunale
20 Dicembre 2025 22:39:45
Da una parte gli accertamenti documentali di Agenzia delle Entrate e della Procura che portano direttamente a lui e alla sua contabilità. Dall’altra lui che, dall’inizio di questa storia, si professa totalmente all’oscuro di quanto fatto a suo nome e che è stato travolto dalla vicenda giudiziaria al punto da dover chiudere la sua ditta.
Le ragioni di una e dell’altra parte avranno modo di venire alla luce al processo che inizierà a maggio, davanti al giudice Rosso.
Sul banco degli imputati siederà un piccolo artigiano edile astigiano, con ditta individuale. E’ accusato di truffa aggravata ai danni dello Stato per aver spiccato fatture per oltre 640 mila euro nell’ambito di una pratica per il bonus edilizio del 110%.
Fattura riferita a importanti lavori di ristrutturazione in un condominio di Milano. Lavori che, nella realtà, non sono mai stati eseguiti ma la cui fatturazione è stata inserita nel suo cassetto fiscale. Un credito che, secondo le carte, il muratore avrebbe poi ceduto ad altri incassando poco meno del totale.
Dunque, per l’accusa, lui ha compilato una fattura per un’operazione inesistente (la ristrutturazione) per cedere poi il credito che, di fatto, non è reale.
Parte civile costituita è l’Agenzia delle Entrate.
Ma lui, difeso dall’avvocato Raffaella Lavagetto, respinge ogni accusa.
E non lo fa su singoli punti contabili precisi. Lo fa alla radice, su tutta la linea.
Dice di non aver mai avuto come cliente un condominio a Milano, ribadisce di essere un piccolo impresario individuale che fa lavori di piccolo cabotaggio.
E poi aggiunge di non aver mai fatto una fattura così alta, di non averla mai fatta asseverare e meno che mai di avere incassato il credito di 620 mila euro ceduto a terzi. Disconoscendo il conto dal quale è stato eseguito il movimento di denaro.
Il dubbio che ha insinuato fin dall’udienza preliminare è che qualcuno abbia sottratto l’identità giuridica della sua azienda, abbia avuto accesso al suo “cassetto fiscale” e con questi due elementi abbia attuato la truffa a nome suo ma senza che lui ne sapesse nulla.
Aut. Tribunale di Asti n. 61 del 25/09/1953
Direttore Fulvio Lavina
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