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Riso, prezzemolo e un pizzico di sentimento
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Riso, prezzemolo e un pizzico di sentimento

Ma la minestra di riso e prezzemolo, mi vorrà bene?

Ma la minestra di riso e prezzemolo, mi vorrà bene?

Dubbio quasi amletico, che attualmente ci tormenta più del potentissimo essere o non essere. Il sentimento è diventato un dubbio e ci hanno portato alla forzata solitudine.

Cucino la minestra di riso e prezzemolo, come la preparava mia madre, pochi e poveri ingredienti, una zuppa con la quale mia madre è stata allevata da una famiglia povera in tempi di guerra, a Milano.

Seguo i semplici procedimenti… burro, aglio, patate a pezzetti, un dado ed acqua. Il prezzemolo, il cuore della minestra, lo assottiglio con la mezzaluna, ma lo unisco solo quando il riso, già incorporato a bollore copioso, per l’appunto è quasi cotto. Altrimenti il prezzemolo, troppo cotto, perde in profumo.

E voilà… la lascio riposare qualche minuto.

Poi, ovviamente da sola, prendo il mestolo e me lo verso in una ciotola, più accogliente di un piatto fondo.

Guardo la mia minestra, la annuso e la gusto e mi viene proprio questa domanda grottesca… ”Ma almeno lei mi vorrà bene?”

Sembrerebbe una pazzia, ma credetimi, di questi tempi non lo è. Siamo connessi al mondo, accettiamo amicizie, cerchiamo i compagni di scuola, cerchiamo partner, chattiamo con qualcuno di cui vediamo una foto, e magari non è nemmeno sua… compaiono sui nostri schermi persone mai viste, spesso anche indesiderate…

Le nostre teste vagano chine su una mano adeguatamente predisposta alla tenuta di un cellulare. Nella speranza che qualcuno scriva, che qualcuno mandi una foto, che qualcuno in fondo stia pensando a noi.

E sì perché questa è la misura adesso dell’essere presenti gli uni con gli altri.

Una come me che viene cercata solo dal proprio figlio e raramente dai contatti di lavoro… non ha il diritto di chiedersi se almeno la minestra di riso e prezzemolo le vorrà bene?

 Nel farla, la minestra, ha richiesto tempo, cura dei dettagli… attenzione ai tempi di cottura.

Questo sì che è un rapporto sentimentale. Quello che ci stanno vendendo (ma chi sono? Vorrei vederli de visu) è la versione taroccata, la versione drogata, la versione che se fosse di latino meriterebbe uno O. Per l’appunto lo zero assoluto del tutto, quindi del sentimento.

Il sentimento ci fa sentire vivi, il sentimento ci avvicina nel dolore, ci irretisce nell’amore, ma solo se è frutto di vera educazione sentimentale ci rende umani, tanto umani. Solo gli occhi che si indagano, che si sfuggono e poi che si cercano possono salvarci dal grande raggiro.

Spero che la mia minestra di riso e prezzemolo mi voglia bene… io, in fondo, con lei per un momento sono stata concentrata e sono stata al caldo.

Vi lascio con una citazione da “Il vento” di Marco Lodoli: anche il marziano ora ha una strana aria beata, quasi capisse che bisogna disseminare un po’ di felicità prima di raccogliere i propri quattro stracci ed andare via…”

Non lasciamo che ci distruggano i sentimenti, non diffondiamoli universalmente sui social, sono cose intime, e per emozionarci ancora dobbiamo sussurrarli…tra noi …esseri umani.

Qualcosa apparterrà solo a te e a me?

Quel qualcosa deve essere protetto.

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