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Attualità

Maternità: una fabbrica di stress per le donne

Abbiamo parlato con la psicologa astigiana Elia Muratore per capire come mai oggi si viva con maggiore stress e difficoltà la maternità

Nuove sfide, nuove paure

Paura del cambiamento, il timore di non essere capite e di rimane emotivamente sole nel gestire il più grande stravolgimento della propria vita: la maternità. Sempre più spesso le ansie tra le future e neo mamme si moltiplicano in un contesto, quello moderno, in cui la pressione sociale che impone alle donne la tappa della maternità è ancora altissima ma dove non sempre la nuova condizione risponde alle reali inclinazioni e predisposizioni dell’individuo, che si vede intrappolato in un ruolo che non sente suo. Ma anche per chi la maternità l’ha sempre desiderata e raggiunta con soddisfazione personale lo stress non manca perché essere madri, oggi, è ulteriormente reso difficoltoso dalle enormi aspettative che gravano sulle spalle delle donne, le quali come abili giocolieri si trovano a dover conciliare lavoro, carriera, casa e rapporto di coppia. Sempre con il sorriso sulle labbra. Fin qui letteratura e senso comune.

La sensazione di essere sole e non capite

Per capire, però, quali ansie si agitino nell’animo delle madri astigiane, o almeno di una parte, abbiamo parlato con la psicologa Elia Muratore, la quale dopo aver esercitato a Torino si trova da un anno a supportare i dubbi e le incertezze delle pazienti del sud Astigiano. «Le difficoltà sono quasi sempre le stesse, dalla grande città alla provincia– spiega la dott.ssa Muratore – Da quello che ho potuto riscontrare, in generale l’ansia più comune tra le neo mamme è la sensazione di non essere capite dalla cerchia sociale. Non tanto dal compagno visto che oggi c’è maggiore comunicazione e più partecipazione dei padri nell’educazione e nella crescita dei figli quanto, inaspettatamente, da parte delle madri, delle sorelle o delle amiche. Quando una neo mamma parla di una sua difficoltà personale, dall’allattamento al figlio che non vuole dormire, spesso si sente rispondere “Beh, hai un bel bambino. Di che ti lamenti? Tanto sei a casa a far nulla”. Oppure si sente giudicata, inadeguata. Non trovando un riscontro tra le conoscenti nella loro passata esperienza (alle volte perché taciuta o negata) la donna pensa di essere in difetto e in questo modo si sente sola».

Tabù e preconcetti sulla maternità che fanno vivere male

Nodo del problema sarebbe il mito della maternità che per secoli, se non millenni, ha dipinto il puerperio con tinte rosa pastello. «E’ senso comune parlare della nascita come di un momento bellissimo, idilliaco dove il dolore viene naturalmente soppiantato dall’innamoramento travolgente verso il proprio bambino – spiega la dottoressa – Sfatiamo un tabù: non per tutte è così. Per alcune il parto può essere traumatico o il senso di smarrimento per la nuova responsabilità emotivamente paralizzante.  Ci sono madri che hanno bisogno di tempo, di venire a patti con il cambiamento. Chi però non si riconosce con il modello tradizionale della maternità rischia, nuovamente, di sentirsi inadeguata, in colpa. L’equazione che viene fatta è un giudizio implacabile: “Non mi sento follemente felice, dunque sono un mostro”. Il rischio ovviamente è di sfociare in stati depressivi più o meno gravi. Per questo è fondamentale per le madri parlare, esprimere i loro sentimenti in libertà».

Il supporto degli esperti

Altro tabù, l’istinto materno che vorrebbe le neo mamme dotate di una sensibilità quasi ultraterrena che permetterebbe loro di intercettare i bisogni del bebé. «Non è così. Non esiste “l’istinto materno”, o almeno non con l’eccezione che si è sempre data – continua la dottoressa – E’ giusto chiedere aiuto e consiglio per l’accudimento di un neonato. Il fatto di non sapere come allattare o perché il bambino piange è perfettamente normale. E’ l’esperienza che fornirà col tempo gli strumenti per capire e interpretare le situazioni». In risposta a questi timori e complice anche la disgregazione famigliare che ha fatto perdere il tradizionale scambio di conoscenze tra generazioni, sempre più spesso istituzioni pubbliche e private organizzano corsi pre-parto o dedicati al puerperio con ginecologi, psicologi e medici in grado di offrire supporto e consiglio. Oltre ai corsi organizzati dalla Asl astigiana, vi sono per esempio strutture private come la Scuola per l’Infanzia Passi di Bimbo di Nizza Monferrato che organizza incontri periodici, gratuiti, rivolti a tutti per approfondire i diversi aspetti della genitorialità.

Lucia Pignari

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