Quando si decide di contrarre un mutuo, possono sorgere molte domande, tutte di uguale importanza. Uno degli aspetti principali, sia dal punto di vista della “banca” che da quello del “consumatore”, riguarda la sostenibilità della rata. Ogni persona, al netto della variabile degli “imprevisti”, dovrebbe essere consapevole dell’impegno mensile che, nel corso degli anni, dovrà sostenere regolarmente.
Online sono disponibili degli emulatori estremamente affidabili (https://www.bper.it/privati/mutui/mutuo-tasso-variabile-tasso-fisso/calcola-rata), che sono in grado di supportare l’utente nel calcolo della rata, elemento propedeutico a comprendere alcuni elementi fondamentali di qualsiasi finanziamento, come la durata del mutuo e il tasso ad esso applicato.
Importo e durata: i fattori determinanti per calcolare le rate mensili
È inevitabile, tuttavia, che nella scelta subentrino alcune considerazioni personali. Ad esempio, se esiste il progetto di allargare il nucleo familiare o sono in previsione, in futuro, spese rilevanti oltre al debito da contrarre per acquisire la proprietà di un immobile. Aspetti che ogni padre o madre di famiglia dovrebbe tenere in considerazione, prima di contrarre qualsiasi debito. A maggior ragione se si parla di un mutuo per l’acquisto di una casa.
Per il calcolo della rata, il primo elemento indispensabile è essere certi dell’ammontare complessivo del capitale da finanziare. Non tutti gli istituti di credito, infatti, finanziano il 100% del valore della compravendita immobiliare: la maggior parte, seppur con valutazioni differenti da banca a banca, arrivano a coprire al massimo l’80%.
Quando si decide di comprare casa, di conseguenza, è inevitabile valutare questo aspetto e scegliere l’immobile che, stante lo scarto del 20%, può essere realmente sostenibile per le nostre finanze: la liquidità non finanziata del mutuo, per quanto ovvio, varia sensibilmente in base all’importo dell’operazione di compravendita.
L’altro elemento chiave è la durata, in quanto tempo vogliamo restituire al soggetto erogante l’importo concesso in prestito. La maggior parte dei risparmiatori, in tal senso, ha ormai chiaro un concetto semplice: più lunga è la durata, minore è l’importo mensile da dover rimborsare. Tuttavia, questo comporta degli oneri maggiori in termini di interessi da dover riconoscere alla banca/finanziaria, ma consente, in alcuni casi, di rendere maggiormente sostenibile il debito contratto.
Tasso fisso o variabile: cosa cambia nell’importo della rata mensile
L’altro elemento chiave che riguarda la rata, prioritario per la maggior parte dei consumatori, è il tasso d’interesse, ovvero l’onere da dover riconoscere alla banca che ci ha concesso il mutuo. Molti soggetti si chiedono se sia preferibile un tasso fisso o uno variabile. Ma una risposta univoca, in tal senso, non esiste.
È indubbio che il mutuo a tasso fisso fornisca l’opportunità di stabilire con certezza quale sarà l’impegno mensile da dover affrontare per i prossimi 10, 20 o 30 anni, periodo temporale certamente non breve, mentre il variabile, in caso di risalita dei tassi, possa creare qualche piccolo “tormento” al budget mensile di una famiglia.
La scelta tra fisso e variabile, eventualmente, può essere eseguita in base alla contingenza del momento in cui viene stipulato il mutuo: oggi, ad esempio, i tassi sono estremamente bassi e contrarre un mutuo a tasso fisso può risultare una scelta intelligente. Ma se volgiamo lo sguardo al periodo precedente la crisi finanziaria del 2008, con i tassi ufficiali piuttosto alti, chi scelse il tasso variabile sta corrispondendo, da ormai tredici anni, un interesse estremamente basso al proprio istituto di credito.
È bene specificare, inoltre, come molte banche offrono mutui con la possibilità – a determinate e precise condizioni – di poter trasformare il tasso da fisso a variabile e viceversa, dando modo all’utente, in base alla volatilità dei tassi di mercato, di poter scegliere la miglior soluzione possibile in base al mutamento degli scenari di mercato.