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I consigli di
Informatica

Come evitare un data breach in 5 semplici mosse

Per questo motivo, è importante essere consapevoli dei rischi e agire in via preventiva

I data breach sono eventi traumatici per le aziende che li subiscono e per gli individui coinvolti. Aziende di importanza internazionale, come Yahoo, hanno subito ingenti perdite a seguito di data breach, come visto nel 2013 e 2014, nel caso del colosso del settore tech statunitense.
In circostanze di questo tipo, i danni possono assumere diverse forme:

● Danno immediato emergente, che deriva dalla perdita di dati sensibili che possono rappresentare un asset per l’azienda colpita o risultare direttamente utili all’attività (ad esempio perché il loro possesso rappresenta di per sé un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza).
● Danno alla reputazione: i data breach trovano sempre molto spazio fra le testate giornalistiche. Non appena si sparge la voce di una perdita di dati sensibili, l’azienda coinvolta vede danneggiata la propria reputazione, in alcuni casi in modo irreparabile.
● Danni a lungo termine: i data breach si ramificano, producendo costi negli anni a venire, derivanti da cause legali e altri oneri finanziari per risolvere le vulnerabilità alla cybersecurity (o gli altri problemi) che hanno reso possibile la violazione. La perdita di fiducia dei clienti verso il brand può poi ridurre le entrare e il giro d’affari negli anni successivi.

Per questo motivo, è importante essere consapevoli dei rischi e agire in via preventiva, così da evitare i data breach con queste 5 semplici mosse.
Assumere esperti “sul campo” di cybersecurity
La formazione teorica è importante, ma quando si parla di aziende con asset di alto valore è fondamentale rivolgersi a figure professionali che si siano fatte le ossa sul “campo di battaglia”. Il valore della pratica è innegabile, così come quello delle vittorie e dei fallimenti del passato. Ogni azienda che si rispetti dovrebbe avere quantomeno un budget adeguato per le risorse umane e i tool per la cybersecurity.
Implementare l’autenticazione a più fattori
Gli account di tutti i dipendenti dovrebbero essere protetti con un sistema di autenticazione a più fattori. Google Authenticator è un’app gratuita che offre un buon livello di sicurezza, ma esistono anche sistemi più complessi (a pagamento) che inviano i codici su più canali e richiedono anche l’inserimento di un valore biometrico per effettuare il login a una piattaforma con dati sensibili.
Adottare la tecnologia RBI
Con RBI si intende Remote Browser Isolation, una tecnologia in grado di isolare da remoto ogni sessione con collegamento alla rete Internet di una rete aziendale, indipendentemente dalla zona da cui opera il singolo dipendente.
L’RBI evita violazioni a livello delle applicazioni Internet e dei browser in modo piuttosto semplice e veloce, grazie a soluzioni pronte all’uso sviluppate da aziende del settore tech come Palo Alto Networks o Forcepoint.
Proteggere il collegamento a Internet con una VPN
Oltre all’RBI, l’utilizzo di una VPN può contribuire a innalzare notevolmente gli standard di sicurezza in tutte le aziende in cui il collegamento a Internet è necessario per svolgere l’attività lavorativa. Ma cos’è la VPN? La VPN (Virtual Private Network) è una tecnologia che permette di creare una connessione sicura e anonima tra un dispositivo e una rete.

La VPN utilizza protocolli crittografici per proteggere i dati trasmessi e garantire la privacy e la sicurezza dell’utente. In pratica, la VPN maschera l’indirizzo IP della connessione e anonimizza la navigazione. Questa tecnologia può quindi risultare fondamentale per la cybersecurity nel caso di lavoratori da remoto, proteggendo la rete aziendale anche qualora ci si colleghi con connessioni da reti domestiche o pubbliche non protette.
Aumentare la resilienza cibernetica con EPP auto-rigeneranti
Sappiamo quanto termini come “self-healing EPP” possano risultare indigesti ai lettori meno esperti. Nella pratica, si parla di piattaforme protettive per gli endpoint (termine che indica genericamente tutti i dispositivi collegati a una rete, come ad esempio i computer aziendali dei lavoratori da remoto).

L’avanguardia in tal senso si concretizza in tecnologie “self-healing”, ovvero in grado di diagnosticare il proprio stato e “curarsi” automaticamente. Installando questi programmi negli smartphone e nei portatili dei lavoratori, è possibile monitorare da remoto lo stato di tutti i dispositivi, prevenendo le criticità in modo efficace.

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