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L’obiettivo dell’Europa di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 e rendere l’Ue climaticamente neutra entro il 2050 sta mettendo a rischio interi settori dell’economia, con il rischio di compromettere irrimediabilmente le imprese europee.
Ne è convinto Alessandro Panza, europarlamentare del Gruppo Lega – Identità e Democrazia: “Le politiche e le azioni che l’Europa sta adottando e vorrebbe adottare per ridurre le emissioni di gas serra stanno creando difficoltà alle industrie e aziende europee, che potrebbero subire perdite economiche significative e potenzialmente compromettere il benessere economico dell’intero continente”.
Onorevole Panza, a che punto siamo?
“Fortunatamente, con un’azione concreta della Lega sia al Parlamento europeo che al Governo nazionale, si è riusciti a fermare, per il momento, lo smantellamento della filiera dell’automotive italiano. Le richieste giunte non solo dall’Italia di una maggiore flessibilità nelle applicazioni, di ricomprendere tecnologie complementari – come per esempio i biocarburanti e l’idrogeno – hanno trovato alleati importanti come la Germania e altri Paesi e hanno, per il momento, fermato questo provvedimento”.
Come va affrontata, invece, la transizione ecologica secondo lei?
“L’importanza di affrontare la crisi climatica richiede una transizione graduale verso un’economia a basse emissioni di carbonio e le sfide economiche devono essere gestite in modo da trovare soluzioni sostenibili e durature per tutelare l’ambiente e garantire la prosperità economica. Ormai con il quadro globale che si sta delineando con una Cina sempre più leader delle tecnologie green, la sostenibilità ambientale deve essere legate strettamente alla sostenibilità tecnologica, altrimenti si corre il concreto rischio di essersi liberati di una dipendenza, quella del petrolio e del gas russo, per finire nella dipendenza dei metalli e minerali della Cina, indispensabili per la transizione”.
Il tema non riguarda solo le auto, vero?
“Altre sfide ci attendono, quella della casa sarà la prossima, il prossimo settore da difendere dall’ennesimo tentativo di applicare quella che sembra sempre di più un vero e proprio culto religioso. Una visione del mondo che porta con se tutte le contraddizioni che piano piano stanno emergendo. Quelle ambientali, che vedono già adesso una rincorsa all’accaparramento delle risorse naturali (metalli e terre rare) a suon di nuove miniere – si prevede infatti possano essere oltre 300 le miniere da aprire nella prossima decade. Un vero e proprio disastro ambientale. Il percorso verso un mondo tecnologicamente più avanzato e più sostenibile è ormai inarrestabile, ma va governato al fine di preservare quel pianeta che tutti siamo chiamati a difendere, chi con gli slogan e chi invece, come noi, lo vuole fare con pragmatico realismo”.