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MEXICO CITY, MEXICO - JUNE 29: Diego Maradona of Argentina holds the World Cup trophy after defeating West Germany 3-2 during the 1986 FIFA World Cup Final match at the Azteca Stadium on June 29, 1986 in Mexico City, Mexico. (Photo by Archivo El Grafico/Getty Images)
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Addio a Diego Armando Maradona, il più grande di sempre

Scompare il dio del football, campione trasversale: a Italia 90 battè il Brasile di Alemao e Careca, in ritiro all’Hasta Hotel

Addio a Diego Armando Maradona, il più grande di sempre

Il mondo del calcio piange la scomparsa a soli 60 anni di Diego Armando Maradona, il più grande di tutti i tempi. Quando ci lascia un’icona trasversale dello sport si ha la sensazione che a morire sia lo sport stesso: un talento irripetibile, capace di far commuovere l’Argentina intera con le sue giocate e al tempo stesso farla piangere per la sua scomparsa. Tre giorni di lutto nazionale in terra albiceleste per la morte di un mito: il classe 1960 si è spento a Buenos Aires nella tarda mattinata di mercoledì 25 novembre, colpito da un arresto cardiaco, e ora a soffrire è un paese intero, il mondo intero. Che ha perso una figura controversa e spesso scomoda, schietta e tremendamente unica, che ha saputo accumunare tutti con il pallone tra i piedi. Capace di non avere maglia o bandiera, mostrando in ogni stadio, in ogni città, la sua infinita classe in meno di 170 centimetri di altezza. Ha segnato nel Mondiale 1986 il gol più bello della storia del calcio, all’Inghilterra, e il più controverso, quello con la famosa “mano de dios”, e poi quel Mondiale l’ha vinto, da dominatore. Diego era questo, genuino e discusso nella sua straordinaria unicità di atleta, un gigante in campo, uomo fragile fuori. A osservarlo in tribuna in Messico e nei Mondiali successivi c’era il nostro collaboratore Gianni Truffa, ammaliato dalle sue movenze e dalla sua tecnica, mentre quattro anni più tardi, a Italia 90, con la sua Argentina, prima di perdere in finale contro la Germania, batteva a Torino il Brasile dei suoi compagni a Napoli Careca ed Alemao, che avevano svolto il ritiro proprio ad Asti, sotto la guida di mister Lazaroni all’Hasta Hotel di Valle Benedetta. A Napoli è riuscito a scrivere la storia, conquistando due storici scudetti, ed è divenuto un dio, il dio del calcio. Per lo sport ha dato l’anima, al netto delle sue controversie: un amore puro, che sapeva essere gioia e sofferenza, stupore e rabbia, contrasti con i poteri forti e la felicità di esultare con i tifosi. Maradona era il football e con lui muore una parte di esso. Buon viaje Pibe, il più forte di tutti. In fondo, il dio del calcio vivrà per sempre.

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