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Sport

Andrea Lovotti, il pilone azzurro si racconta al FuoriLuogo

Giovedì scorso il gigante azzurro ha parlato di fronte agli atleti del Monferrato e a una nutrita platea

Andrea Lovotti

Ti accorgi del ruolo che ricopre nel panorama sportivo dalle cicatrici che porta con fierezza sul volto, segni di tante battaglie, vinte e perse, dalla assoluta genuinità e spontaneità nei gesti e nel modo in cui trattiene i rapporti umani. Un gigante in campo, uno spensierato e disponibile ragazzone quando un bimbo gli chiede un “selfie” o un autografo. Presenza fisica degna di un caterpillar, un sorriso spontaneo, e ancora tanta voglia di migliorarsi.
«Il nostro sport si ferma due volte durante l’anno per un paio di settimane, so che possono sembrare tante, ma vi assicuro che per riuscire a mantenermi al livello degli altri professionisti durante quel periodo non posso rinunciare a una giusta alimentazione ed a un po’ di allenamento quotidiano». In questa affermazione possiamo appurare l’essenza di Andrea Lovotti, di mestiere pilone delle Zebre di rugby e della Nazionale italiana pronta ad affrontare il Sei Nazioni. Un graditissimo ospite in una serata all’insegna del dialogo e dello sport andata in scena al FuoriLuogo di via Govone, nel primo appuntamento del nuovo anno della “Pinta”. Platea gremita, con i ragazzi del Monferrato a colorare col loro entusiasmo e la loro vivacità la serata, fra loro un grande orgoglio della città di Alfieri, l’azzurra di rugby femminile Carlotta Guerreschi. Andrea ha raccontato del suo passato sportivo nel calcio, da portiere, dell’amore per la palla ovale sbocciato quasi per caso poco dopo i 10 anni, e di una carriera che progressivamente l’ha portato a vestire i colori della selezione tricolore. «Il mio esordio in azzurro è datato 2016 – dice “Lovo” – Ricordo ancora la giornata che ha preceduto il match, in scena allo Stade de France contro la selezione transalpina. Non ho dormito tutta la notte, poi in campo tutto è filato liscio, ho dato del mio meglio e sono uscito poco prima della fine dell’incontro. Ho ancora però l’amaro in bocca per il drop di Parisse, uscito di pochissimi centimetri, che ci ha negato la vittoria. Sarebbe stato un esordio da sogno». Andrea ha parlato dei suoi compagni, attuali e non, fra i quali figura anche Roberto Mandelli, allenatore-giocatore dei leoni astigiani che scherzosamente ha dichiarato «è Andrea che è stato mio compagno», della favolosa cavalcata scudetto con il Calvisano, frutto di rimonte e sfide imprevedibili. Fra pochi giorni gli azzurri saranno impegnati nelle prime 5 sfide del Sei Nazioni, tre in casa all’Olimpico di Roma, due in trasferta, con la volontà di abbandonare il “cucchiaio di legno”: «Mai come quest’anno il livello tecnico della manifestazione è elevato. Tre delle sei squadre al via sono al top del ranking mondiale, non partiamo però battuti. Vogliamo ritrovare il successo che manca da tre anni, e regalare al nostro pubblico una bella soddisfazione. Dobbiamo allenarci duramente, lavorare sull’intensità, sulla concentrazione e sulla tenuta fino al termine delle sfide. L’Irlanda è la grande favorita, addirittura dà la sensazione di essere in grado di superare i temuti “All Blacks”: «Gli irlandesi sono veramente in grande forma, l’hanno dimostrato con i recenti prestigiosi successi. Sarà difficile tener testa a un grande XV, vi assicuro però che anche affrontare la Nuova Zelanda è una sorta di missione impossibile. È impressionante la loro rapidità, nel momento in cui li placchi il pallone è già stato ceduto a un compagno di squadra», aggiunge. Ma com’è la settimana tipica del rugbista? «Il martedì e il giovedì sono le giornate più intense, la mattina con la palestra e la seduta tecnica, per visionare nel dettaglio le situazioni di gioco che si sono verificate nella sfida della settimana precedente, il primo pomeriggio per l’allenamento di squadra dopo la rifinitura per reparto di tarda mattinata. Ci alleniamo in modo più leggero il mercoledì, il venerdì va in scena la rifinitura in attesa della gara del sabato. La domenica è il giorno libero, lunedì viene dedicato ai messaggi e alla ripresa del vigore fisico dopo gli sforzi del match». I suoi compagni delle Zebre sono in Sud Africa per sfidare i Cheetahs, lui ricorda con affetto due grandi maestri, in campo e fuori, come Bergamasco e Paul Griffen, campioni sul campo e uomini esemplari fuori.

 

Intervista completa su La Nuova Provincia di martedì 29 gennaio 2019

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