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Sport

Carlos Espindola, dallo scudetto Orange alla Nazionale verdeoro

L’eroe del titolo tricolore Orange, ora a Murcia, racconta la sua esperienza con il Brasile

Carlos Espindola, dallo scudetto Orange alla Nazionale verdeoro

Gli appassionati di calcio a 5 astigiani certamente non l’hanno affatto dimenticato, anzi. Tra i “climax” eterni del nostro sport restano scolpite indelebili due immagini del Pala Errebi San Quirico: l’esultanza, inginocchiato a terra, di capitan Ramon Bueno Ardite dopo il rigore decisivo per la conquista dello scudetto 2015-16 nella finale playoff dell’Orange Futsal Asti contro il Real Rieti, e le innumerevoli parate dal dischetto di Carlos Espindola. Un portiere capace, in cinque mesi, di scrivere indelebilmente la storia del club del presidente Piergiorgio Pascolati e del presidente onorario Claudio Giovannone, la geniale intuizione di mercato di una dirigenza (composta, tra gli altri, oltre al patron Giovannone, da Maurizio Lombardi, Maria Cristina Truffa e Roberto Massimelli) che con l’inserimento dell’estremo difensore classe 1993 fece scacco matto alle avversarie nella corsa a un tricolore che pareva sinistramente diventare tabù. Tutti i tifosi della “torcida” nero-arancio lo portano nel cuore, e non possono non aver esultato e gioito recentemente per la prima, storica, convocazione in Nazionale brasiliana di Espindola.

Carlos, Asti ti ricorda con grande affetto: che ricordi porti tu nel cuore di quell’avventura, breve ma intensa e densa di gioie?

«Per prima cosa è un onore per me essere ricordato da una città nella quale sono stato benissimo. Agli Orange sono stato felice, sin dai primi giorni nel club ho trovato uno spogliatoio spettacolare, compagni di grande caratura umana, una dirigenza competente e presente, e un presidente, come Giovannone, che è una persona fantastica come raramente se ne trovano. Sono stato da voi solo cinque mesi, vero, ma sono state settimane intense, ricche di soddisfazioni culminate con il meritato scudetto. L’immagine del Pala San Quirico stracolmo, l’entusiasmo dei nostri favolosi supporter, il traguardo raggiunto grazie alla compattezza di squadra, sono tra i momenti più belli della mia carriera. L’unico rammarico è che al termine del campionato la squadra abbia optato per iscriversi alla Serie D, ma resta la soddisfazione di aver fatto parte di un club così prestigioso».

Esperienze nell’Est Europa

Dopo l’avventura astigiana hai intrapreso un viaggio per l’Europa…

«Vero, mi sono trasferito in Repubblica Ceca, un’esperienza positiva in un club che partecipava alle Coppe Europee. Successivamente mi sono trasferito in Croazia, l’occasione per me di percepire uno stipendio più alto e far parte di un sodalizio ambizioso, ma ci sono state difficoltà economiche e ho preferito andar via».

Il richiamo dell’Italia poi è stato forte…

«Per me l’Italia è una seconda casa, e quando c’è stato l’interesse nei miei confronti del Napoli ho subito accettato la proposta. In Campania giocava già da cinque anni mio fratello Pedro, ed è stata un’avventura molto positiva in una società, come gli Orange, seria e affidabile».

Avventura iberica

Come è nato poi l’approdo in Spagna?

«Il Jean si è interessato a me e ho deciso di accettare la proposta. E’ la squadra dove ha giocato anche Ramon, capitano dello scudetto nero-arancio e autore del penalty decisivo contro il Real Rieti. Dopo la stagione in Andalusia nel 2019 mi sono trasferito in un sodalizio storico come El Pozo Murcia, una delle big del campionato iberico. L’annata è stata decisamente buona, abbiamo un roster di qualità. Ci è mancata la vittoria del titolo ma abbiamo raggiunto la finalissima e sfiorato il trionfo europeo, che avremmo forse meritato, ma lo sport è così».

La chiamata verdeoro

A sancire il tuo ottimo percorso è arrivata poi la chiamata che forse sognavi, quella della tua Nazionale…

«Mi stavo allenando tranquillamente con la mia società, ed è arrivata la telefonata del Brasile che mi convocava per l’amichevole di Madrid contro un’altra grande del futsal, la Spagna. Non appena ho ricevuto la telefonata mi sono commosso, e ho telefonato a mio papà e ai miei fratelli per comunicare loro la grande notizia. Avevo voglia di uscire in strada e correre per la gioia».

Come è stato vivere al fianco dei campionissimi?

«Una gran bella esperienza, non ho giocato, perchè il livello tecnico del Brasile è straordinario, mi pareva però di vivere un sogno dal quale non volevo svegliarmi. Speravo non finissero mai quei momenti».

Ci sono quindi nuovi traguardi da raggiungere per te, come quello di esordire in verdeoro…

«Continuerò ad allenarmi con impegno, farò il mio percorso cercando di aiutare il Pozo a conquistare qualche trofeo importante, e mi auguro che arrivi prima o poi nuovamente l’opportunità di giocare con in Brasile. Non sarà facile, ma è il mio sogno da bambino e mi impegnerò per realizzarlo».

Sei un grande numero uno, capace di coprire la porta come pochi altri e di renderla minuscola di fronte agli attaccanti avversari: chi è stato il tuo esempio?

«Il portiere a cui mi ispiro è Luis Amado».

Hai giocato con tanti campioni, qual è quello che più ti ha impressionato?

«Mauricio, un fenomeno».

Carlos, l’uomo scudetto astigiano, è pronto a inseguire nuovi sogni, e la nostra città, a distanza, non vede l’ora di gioire con lui.

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