Cerca
Close this search box.
paolo rossi
Sport

Pablito Mundial: il ricordo di Paolo Rossi a Spagna 1982

Il nostro collaboratore Gianni Truffa vide l’Italia trionfare al Santiago Bernabeu di Madrid

Pablito Mundial: il ricordo di Paolo Rossi a Spagna 1982

“Guardavo la folla, i compagni, le bandiere dell’Italia sventolare ovunque, e dentro sentivo un fondo di amarezza. Adesso dovete fermare il tempo, mi dicevo. Non avrei più vissuto un momento del genere. Mai più in tutta la mia vita. E me lo sentivo scivolare via. Ecco: era già finito”. Quel ricordo, l’immagine del “Pablito Mundial” è rimasta nella memoria di tutti gli appassionati di sport, e non solo. Descriveva così le sue gesta calcistiche l’eroe del trionfo in Coppa del Mondo nel 1982, Paolo Rossi. Oggi, dopo che ci ha lasciati a soli 64 anni, ripercorriamo quegli istanti con la memoria, tra commozione, nostalgia e un enorme senso di gratificazione. Verso un attaccante che ha saputo fare dell’intuito, della semplicità e del sorriso il suo credo quotidiano.

Amato con la maglia della Nazionale, stimato da tutti gli avversari. La sua scomparsa, pochi giorni dopo quella di Diego Armando Maradona, ha trascinato con sè il cordoglio e l’affetto del mondo intero. La dedica di Karl Heinz Rummenigge, appena eletto miglior dirigente al Golden Foot 2020, il commovente ricordo dei compagni di squadra Cabrini e Collovati, gli occhi lucidi su tutti i campi della Serie A durante il minuto di silenzio in suo ricordo sono testimonianze eloquenti ti quanto fosse stimato. Gli stessi occhi lucidi del presidente Pertini, altra immagine indelebile di un “Mundial” lontano 38 anni ma che in tanti noi è vivissimo nel presente come icona di trionfo sportivo.

La testimonianza

C’è chi, a Spagna 1982, c’è stato, ha gioito, sofferto e festeggiato i successi dell’Italia. Una Nazionale partita in sordina e capace di trionfare contro corazzate, come quella del 2006 allenata da Marcello Lippi. Perché in fondo noi italiani sappiamo tirare fuori il meglio quando ci mettono spalle al muro. In tribuna in terra iberica, per il suo primo Mondiale dal vivo, c’era il nostro collaboratore sportivo Gianni Truffa. Dopo 38 anni di passione e viaggi ha totalizzato la bellezza di quaranta partite viste dal vivo, con la perla delle undici sfide seguite su e giù per lo stivale a “Italia 90”.

«Arrivai a Barcellona la mattina del 5 luglio del 1982 – racconta Gianni, classe 1950 – L’Italia nel 1978 aveva concluso quarta, perdendo in semifinale contro l’Olanda, poi sconfitta nella finalissima dai padroni di casa dell’Argentina. In quell’anno non ero presente, in campo però al “Monumental” di Buenos Aires, stadio del River Plate, c’era comunque un orgoglio locale, l’arbitro astigiano Sergio Gonella, che diresse la finalissima. La mia prima partita del Mondiale fu la gara dei quarti di finale tra Italia e Brasile».

Per iniziare un percorso, davvero un grande inizio… «Ai tempi lavoravo in Ferrovia e decisi di non presenziare al match precedente, contro l’Argentina, vinto 2-1 dagli azzurri. I quarti erano a girone, composto da tre squadre, e veniva promossa in semifinale la prima classificata. La prima volta non si scorda mai, come il primo amore, e devo ammettere che quel match fu davvero emozionante. L’Italia vinse 3-2, con tris di gol di Paolo Rossi, al Brasile non bastarono i sigilli di Socrates e Falcao, entrambi protagonisti in Italia. Quella favolosa tripletta allo stadio “Sarrià” di Barcellona, dove giocava le gare interne l’Espanol, ci portò in semifinale».

Pablito, con quelle tre marcature, divenne a tutti gli effetti l’incubo dei verdeoro, a tal punto dall’essere estremamente popolare tuttora: una nota pubblicità delle carte di credito Visa, infatti, ritrae Rossi in un negozio in Brasile, mentre gli avventori dello stesso ricordano come un incubo i suoi sigilli. «Ricordo – aggiunge Truffa – che incontrai un tifoso brasiliano al mio arrivo in Spagna. Aveva parenti di Viarigi e mi disse che chi avrebbe vinto i quarti si sarebbe aggiudicato la coppa… Ha avuto ragione».

Tre giorni dopo andò in scena la semifinale, contro la Polonia, senza Boniek e Gentile squalificati. Vinsero gli azzurri 2-0 e Rossi segnò due gol allo stadio “Camp Nou” di Barcellona.

L’11 luglio il “Santiago Bernabeu” di Madrid fu teatro di lusso della finalissima contro la Germania Ovest: «Ero in curva, c’erano più di cinquantamila tifosi italiani, e, poco prima del fischio d’inizio, venne inquadrato il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Aveva gli occhi lucidi, e ancora oggi mi commuovo nel ricordare quel momento che scatenò un applauso fragoroso dei nostri supporter». «Ero accanto alla porta in occasione del rigore calciato a lato da Cabrini, ma in ognuno di noi aleggiava una certa sicurezza, quella squadra sembrava destinata al successo. E così fu, perché Rossi, Tardelli, con il suo “urlo mundial”, e Altobelli siglarono i tre gol azzurri. A nulla servì il sigillo di Breitner. Quando l’arbitro brasiliano Coelho sancì la fine Bruno Conti corse verso la curva e tutta la gente si gettò verso di lui, fu complesso per gli addetti alla sicurezza strapparlo all’affetto dei tifosi».

Quattro anni più tardi, Gianni Truffa raggiunse il Messico quando l’Italia era da poco eliminata per mano della Francia agli ottavi di finale. Paolo Rossi era ancora tra i convocati ma non era più l’attaccante titolare della Nazionale (non giocò alcuna gara), e Bearzot era al suo terzo e ultimo mondiale da ct. «Purtroppo non vidi gli azzurri, ma ebbi la soddisfazione di vedere il gol della storia di Maradona contro l’Inghilterra, e il sigillo di Lineker, che divenne, con sei gol come Pablito, capocannoniere della manifestazione». Nel 1990, durante le sue undici “peregrinazioni” a Italia 1990, a far sognare lo stivale intero era un altro attaccante della Juventus, Totò Schillaci, con i suoi occhi spiritati e quell’aura magica sotto porta, come Pablito otto anni prima. «Incontrai Paolo Rossi a Roma poco prima della finalissima Germania-Argentina vinta dai tedeschi – rammenta il nostro collaboratore – Stavo ritirando i biglietti, nominai un dirigente del comitato organizzatore che era un mio parente alla lontana e dietro di me Pablito intervenne perché lo conosceva. Ebbi modo di parlare e confrontarmi con un uomo di una semplicità e di una disponibilità uniche. Discutemmo di come, a nostro avviso, la formula con i quarti di finale a gironi fosse più equa e sensata rispetto all’eliminazione diretta».

Un biglietto della finale 1982 costava circa 11 pesetas, l’equivalente di undicimila lire. Oggi per assistere a una finale mondiale occorre investire spesso migliaia di euro. Segni del tempo che cambia. Non ci sono più gli eroi del passato, ma ci sono nuovi campioni da ammirare e tentare di imitare. Pablito ha segnato la giovinezza di molti di noi: il suo sorriso, i suoi gol, ci fanno ancora sentire ragazzi. Il suo sguardo fiero, con le braccia al cielo, sa di eternità. Come l’urlo di Tardelli, le lacrime di Pertini, gli occhi spiritati di Schillaci, la gioia incontenibile di Grosso a Berlino. Momenti eterni, che vorremmo non finissero mai.

Quando “Pablito”arrivò nell’Astigiano

I supporter della “Vecchia Signora” del calcio si sono imbattuti in tribuna molto spesso in Paolo Rossi, che era solito seguire la Juventus nei match di campionato. Ma l’eroe del Mondiale 1982 in Spagna fu ospite anche nell’Astigiano. La scomparsa di Pablito a soli 64 anni ha fatto ritornare alla memoria in molti abitanti di Cocconato il 4 settembre del 1982, quando il fuoriclasse, fresco Campione del Mondo in Spagna, venne nella Riviera del Monferrato. Era stato infatti scelto dalla Conbipel come testimonial di un giaccone in pelle. Quel giorno partecipò alla presentazione della collezione autunno-inverno dell’azienda pellettiera, quindi incontrò la popolazione nel cortile del Collegio e infine cenò al ristorante “Cannon d’Oro”. Si dimostrò, com’era nel suo carattere, una persona buona e umile, molto affabile e alla mano, firmò centinaia di autografi e rispose alle tante domande che gli furono poste dai suoi fan.

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Scopri inoltre:

Edizione digitale