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Vasile Feraru, baluardo dell’Asti Calcio

«In Romania i vecchi allenatori mi dicevano così: se un difensore non lascia giocare l’attaccante ha già fatto il suo. Io mi sono basato su questo, cerco di impedire di giocare al mio avversario in ogni modo, regolare e anche un po’ meno regolare. Essere aggressivo per un difensore è la base di tutto, è l’unica cosa che non puoi allenare».

Vasile Feraru, baluardo dell’Asti Calcio

Tra i leader dell’Asd Asti Calcio figura certamente il difensore Vasile Feraru, uomo di grande esperienza.

Tre vittorie su tre in campionato, quarti di finale in Coppa. Le partenze non sono mai state il punto di forza dell’Asti negli ultimi anni, cos’è successo?

«All’inizio delle stagioni precedenti abbiamo vissuto momenti difficili, alla fine dei conti ci sono sempre costati qualcosa. Ora siamo partiti con l’idea di fare bene per finire in alto. I rinforzi che abbiamo avuto non sono stati molti, ma erano quelli che servivano».

Mister Montanarelli è ormai riconosciuto come un allenatore di alto livello per l’Eccellenza, cosa chiede a voi difensori?

«Molto di quello che è successo all’Asti in questi anni è merito suo. Ci chiede soprattutto di costruire dal basso, giocare il più possibile il pallone senza lanciare troppo. Ci alleniamo molto per mettere in pratica».

Secondo te quali sono le caratteristiche più importanti per un difensore?

«In Romania i vecchi allenatori mi dicevano così: se un difensore non lascia giocare l’attaccante ha già fatto il suo. Io mi sono basato su questo, cerco di impedire di giocare al mio avversario in ogni modo, regolare e anche un po’ meno regolare. Essere aggressivo per un difensore è la base di tutto, è l’unica cosa che non puoi allenare».

Qual è l’attaccante che hai avuto più difficoltà a marcare?

«Quest’anno le gomitate più forti le ho date e prese da Merlano dell’Acqui. Mi sono arrabbiato, ma anche divertito a giocare contro di lui. Alfiero è un altro avversario difficile per come gioca di prima e protegge il pallone. Meno male che adesso gioca in D a Fossano e non tocca affrontarlo».

Qual è il compagno di reparto con cui ti sei trovato meglio?

«Con Maurizio Todaro abbiamo formato una bella coppia. In tre anni abbiamo sempre saputo mantenere un rapporto di amicizia e di fiducia. Siamo rimasti in contatto anche ora che gioca a Pinerolo».

C’è una partita che vorresti poter rigiocare?

«Sì il playoff del 2019 contro il Canelli Sds. Eravamo stati migliori di loro, ma Lumello segnò l’1-1 a pochi minuti dalla fine e ci eliminò. Ci siamo rimasti malissimo, alla fine di quella partita ho pianto».

Che cosa pensi di come si vive il calcio in Italia, ad Asti? Ti sei sempre sentito a casa?

«Il calcio qui è qualcosa di importante. Ad Asti non ci sono società che hanno una storia e un seguito come Casale o Derthona, ma l’anno scorso aveva iniziato ad esserci qualche spettatore in più anche allo stadio. Prima della nuova ondata di contagi ero curioso di vedere se ci fosse stata ancor più gente. Sono sicuro che l’Asti in Serie D possa fare la differenza per tanti bambini. Io da piccolo guardavo la squadra della mia città e sognavo di poter giocare lì, dobbiamo puntare a diventare questo per i più giovani».

Come stai vivendo queste domeniche senza partite?

«Mi godo la casa con mia moglie e mio figlio, ma senza il calcio le vivo un po’ male. Mi dispiace perché non avrò più molto tempo per giocare e vorrei poterlo fare. Speriamo che si riparta presto».

Un pregio che ruberesti a Lumello?

«Il c….(ride). Fa spesso gol importanti. Prima del gol che ci ha eliminato ai playoff, aveva anche segnato quello che ci ha salvato quando eravamo compagni nel Colline Alfieri. Vorrei farlo anche io».

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