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Sport
Lutto

Addio a Dino Viarengo, protagonista “discreto” dello sport

E’ scomparso nei giorni scorsi all’età di 96 anni

La guerra era finita da pochi mesi quando molti giovani astigiani provarono a tornare alla normalità dedicandosi allo sport, qualsiasi ne fosse forma pratica. Quindi il quasi obbligatorio calcio, ma anche bocce, ciclismo, pugilato, tamburello e la pallacanestro, o palla al cesto nella dizione dell’epoca, arrivata in città a metà degli anni ’30 ed ancora quasi sconosciuta pur godendo dell’invincibile fascino della novità che faceva della palla uno strumento da gestire con le mani piuttosto che con i piedi. Ebbene è proprio nel piccolo gruppo di entusiasti neofiti del basket che troviamo, ventenne, Secondo Viarengo, per tutti, negli anni a venire “Dino”. Giunto alla pallacanestro dopo qualche esperienza calcistica, fisico scattante, alto, grinta da vendere, Dino fu, insieme ai “mitici” Marello e Salasco, uno degli allievi dei veterani Chiusano e Cecchini, che diedero vita nel 1946 al Gruppo Sportivo Mameli da cui originò la storia moderna della pallacanestro astigiana. Prendeva così il via una carriera sportiva che avrebbe avuto pochi eguali nella storia dello sport nostrano per continuità, serietà, integrità morale, capacità e qualità di intervento.

Dino Viarengo, scomparso pochi giorni fa alla soglia dei 96 anni, fu infatti un più che discreto giocatore per quasi un ventennio – difensore roccioso, all’epoca “terzino”, oggi “guardia”, dai temibili gomiti al rimbalzo e da un mefitico piazzato a due mani che oggi avrebbe prodotto bei canestri da tre – militando fino ai primi anni ’60 nella prima squadra della Libertas e poi in una formazione minore della stessa franchigia, avendo per compagni di squadra, tra gli altri, personaggi come Beppe De Stefano, Piero Molino e Giancarlo Vacchina. Ma è dal momento in cui appenderà la scarpette ai chiodi che comincia forse la parte più importante della sua vita sportiva. Restando nel mondo del basket sarà infatti tra i fondatori dell’ABA, vicepresidente del Comitato zonale della Federbasket e, ineccepibile quanto rigoroso accompagnatore della squadra negli anni migliori della Saclà. Un percorso, improntato alla massima efficienza ed alla minima sovraesposizione che non sfuggì all’occhio attento di un altro grande dirigente sportivo astigiano, Michele Serra, il quale lo volle con sé, nella veste di segretario-consigliere per tutto il periodo della sua lunghissima carriera dirigenziale, dal Panathlon (Club astigiano e Governatorato) all’Unione Veterani Sportivi fino al Coni provinciale di cui fu, in un ruolo gestito con estrema ma determinante discrezione, la guida occulta per dodici anni. Un modello, quello di Dino, non facile da riprodurre e che sarebbe davvero un peccato fosse dimenticato.

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