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Addio a Marco Gastino, ex presidente dell’Asti Calcio

Aveva compiuto 83 anni il 6 dicembre scorso. Lascia il figlio Maurizio, le nuore Claudia e Luisa e il nipote Lorenzo. Riposa ora nel cimitero di Portacomaro Stazione

Sabato pomeriggio, nella chiesa parrocchiale di San Domenico Savio, si sono svolti i funerali di Marco Gastino, impresario edile ed ex presidente dell’Asti Calcio. E’ deceduto giovedì sera nella propria abitazione di via Giovanni Visconti Venosta. Aveva compiuto 83 anni il 6 dicembre scorso. Lascia il figlio Maurizio, le nuore Claudia e Luisa e il nipote Lorenzo. Riposa ora nel cimitero di Portacomaro Stazione.

Presidente del San Domenico Savio prima e dell’Asti Sport successivamente, Gastino aveva rilevato nel 1974 l’Astimacobi del commendator Bruno Cavallo, e nell’occasione la massima squadra calcistica della nostra città era tornata a chiamarsi “A.C. Asti” con tanto di colori bianco e rosso. Fra i suoi collaboratori più importanti nell’ambito delle tre società da lui guidate, il dirigente accompagnatore, e factotum, Luciano Cerrato.

Tifoso del Torino, Marco aveva guidato i galletti fino al termine dell’annata 1979-80, quando, in Comune (era il 15 giugno), ebbe luogo ufficialmente la fusione tra il sodalizio granata e quello biancorosso. Era stato anche nel Comitato Palio Borgo San Lazzaro. Con Marco Gastino presidente, l’Asti ottenne il miglior piazzamento in Serie D nella stagione 1976-77: si classificò infatti secondo nel girone A alle spalle dell’Omegna.

Da noi intervistato alcuni anni fa, Gastino ricordò che la sua soddisfazione più grande era stata quella di vedere Luigi Sacchetti (centrocampista del ’58 poi in forza alla Fiorentina e al Verona) indossare la maglia della Nazionale in ambito giovanile. “Nello stesso tempo – disse ancora Marco – mi fece enormemente piacere vedere altri miei giocatori, come La Torre, Bianco, Federici e Bellaccomo, far parte delle rappresentative e, successivamente, giocare in categorie superiori. Chiamerei nuovamente ad allenare l’Asti Antonio Cardillo, che, per l’epoca, aveva delle idee moderne. Cominciammo infatti con una squadra di ragazzini potenziata da tre o quattro elementi di esperienza, e lui riuscì a portarci ugualmente in salvo. Eviterei invece una fusione perché ogni dirigente vede le cose a modo suo, ed è giusto che ogni società prosegua per la propria strada”.

Ai famigliari del compianto Marco le condoglianze della redazione de “La nuova provincia”.

Gianni Truffa

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