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Alice Sotero, la gemma astigiana del pentathlon al FuoriLuogo

“Nelle mie lacrime post gara ci sono sensazioni diverse: molto spesso ci si commuove per una vittoria, ma anche per una sconfitta o un sogno svanito”

«Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla». Parole e musica di Pierre de Coubertin che rappresentano certamente fonte di ispirazione per chi, come Alice Sotero, con impegno, cuore e feroce determinazione, ha raggiunto l’apice del pentathlon moderno, disputando ben due Olimpiadi a Rio 2016 e a Tokyo 2020. Reduce dal quarto posto conquistato in terra nipponica poche settimane fa, la campionessa si è raccontata al FuoriLuogo nel primo appuntamento della rassegna 2021-2022 de “La Pinta di Sport”, evento in collaborazione con lo Studio Dentistico Cheula e la SCA. Ne è emerso un ritratto sincero: attraverso le parole della campionessa astigiana risultano evidenti empatia, emozione e sincerità assoluta nell’approccio verso lo sport. Alice incarna senza dubbio capisaldi solidi dello sportivo modello: leale, appassionato, a tratti splendidamente emotivo, un’immagine certamente in contrasto con l’atleta concentrato e determinato verso gli obiettivi da perseguire in gara in uno sport dispendioso e complesso come il pentathlon moderno.

Alice, ripensiamo al 6 agosto e ai tanti messaggi che hai ricevuto dopo la gara olimpica: c’è stata una frase in particolare che è riuscita a donarti conforto per un quarto posto beffardo?

In tanti mi hanno scritto, non è però facile trovare le parole giuste. Il giorno prima della gara ho parlato con Matteo Piano, astigiano della Nazionale di volley. Nei suoi occhi c’era la delusione di chi aveva da poco visto sfumare il sogno del podio. Le mie sensazioni dopo il 6 agosto erano esattamente uguali alle sue: dopo un’Olimpiade si chiude un capitolo importante, serve tempo per riorganizzare la propria vita, staccare la spina e ricaricarsi di energia. Il confronto con Matteo è stato utile, come le dimostrazioni di affetto ma anche i messaggi degli amici, che mi hanno strappato un sorriso.

Il tuo quarto posto è stato visto in tv da tanti italiani che forse non conoscevano il pentathlon, uno spot straordinario. La tua intervista ha commosso tutta l’Italia…

Sono felice di essere entrata nel cuore di molti, ho ricevuto testimonianze da persone che non conoscevo e questo rappresenta di certo un importante spot per il pentathlon. Nelle mie lacrime post gara ci sono sensazioni diverse: molto spesso ci si commuove per una vittoria, ma anche per una sconfitta o un sogno svanito, come il mio. Nell’abbraccio tra me ed Elena Micheli, mia compagna in Nazionale, c’è amicizia sincera, che non è scontata nello sport, dove la competizione talvolta prende il sopravvento. A fine gara ho voluto restare accanto al podio per applaudire le avversarie che hanno conquistato la medaglia, un gesto doveroso. A Tokyo, a causa del Covid-19, non c’era il pubblico ed era legittimo dar loro il giusto tributo.

 

Intervista completa nell’edizione cartacea di martedì 12 ottobre

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