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Ballesteros: «Palio 2015?
Ho fatto del mio meglio»

Guascone, simpatico, parlata inconfondibile…. Un personaggio! Martin Ballesteros anche nel Palio 2015 ha lasciato un segno importante. Lo incontriamo al bar-paninoteca Gnam, calmo e rilassato. Ne

Guascone, simpatico, parlata inconfondibile…. Un personaggio! Martin Ballesteros anche nel Palio 2015 ha lasciato un segno importante. Lo incontriamo al bar-paninoteca Gnam, calmo e rilassato. Ne approfittiamo e partiamo con le domande.

"Pampero", se tu dovessi fare un bilancio della tua carriera?
«E' chiaro – afferma Martin – che ragionando col senno di poi forse qualcosa cambierei. Ma le decisioni adottate in passato, in precisi momenti della mia carriera, non le rinnego perchè ai tempi era giusto fare in un determinato modo. Mi ritengo soddisfatto. Ho sempre selezionato gli obiettivi da centrare e quando mi sono posto dei traguardi li ho raggiunti.»
Rimpianti per il Palio appena andato in archivio?
«No, assolutamente. Ho fatto tutto il possibile. E non mi riferisco soltanto alla corsa. Non ho trascurato nulla, ho curato ogni aspetto nei minimi dettagli. Preparazione fisica mia, allenamento della cavalla e rapporti interpersonali utili per poter arrivare a dare il meglio. Che altro potevo fare?»

Sbollita la rabbia per il Palio 2014?
«Non fu rabbia, ma considerazioni reali che non ho mai smesso di fare. Partii bene, c'erano i presupposti per vincere. Tutto buttato via. Ma è inutile stare a recriminare. Ormai è andata.»
Torniamo al presente. Il tuo rapporto con Santa Maria Nuova? Sei tornato dopo tanti anni…
«Tutto perfetto, come se non me ne fossi mai andato. In rosazzurro ho vinto un Palio con persone straordinarie e quindici anni ho ritrovato lo stesso entusiasmo e la stessa competenza. Mai avuto problemi, ho potuto lavorare al meglio per un grande Comitato.»

Facendo uno più uno il prossimo anno allora resterai lì…
«Mi piacerebbe, certo. Ora però all'interno del Comitato si terranno le elezioni e bisognerà vedere il nuovo Rettore quali decisioni prenderà.»
Martin, a tuo giudizio quest'anno ha vinto il più forte?
«Si, penso di si. A dir meglio si potrebbe affermare che ha vinto uno dei tre più forti. Credo che la lotta per la conquista del Drappo andasse ristretta a tre accoppiate: San Paolo con Pusceddu, che ha poi trionfato, Santa Maria Nuova, il Borgo per cui correvo, e Nizza, che montava Tittìa. E' stata decisiva la partenza. Chi prendeva il comando si metteva nella condizione ottimale di conquistare il Palio. Valter (Pusceddu, n.d.r) è andato davanti e disponendo di un purosangue formidabile ha trionfato.»
Dopo la bellissima corsa che hai fatto ad Asti sicuramente le offerte per la stagione a venire non ti mancheranno. E non mi riferisco soltanto al nostro Palio…
«Guarda che le offerte le ho sempre avute. Anche negli anni addietro. Per il futuro valuterò, non escludo comunque il prossimo anno di presentarmi al canapo in qualche altro Palio di rilievo.»

I "puri" però corrono solamente ad Asti, a Legnano e a Piancastagnaio…
«Non disdegnerei neppure di montare un mezzosangue. Importante è programmare tutto per bene e nei modi giusti.»
Quello appena archiviato è stato il Palio dei grandi numeri. Però non tutti gli astigiani amano la manifestazione di settembre. Come te lo spieghi?
«Credo sia sufficiente la passione dei tanti che attualmente fanno Palio per far si che l'evento abbia un futuro. Coinvolgere tutti è impossibile. Importante però è agire sulle giovani leve, sono loro che costituiscono il domani della Festa di settembre.»

C'è un fantino nella tua carriera col quale hai legato maggiormente?
«In particolare direi "Gingillo" che iniziò a lavorare da me all'inizio del 2000, quando avevo la scuderia a Siena.»
Che cosa nell'organizzazione, nel Regolamento o in qualche altro settore del Palio odierno cambieresti? «Difficile dirlo. Talvolta apportare cambiamenti in un settore significa penalizzarne un altro. Bisogna muoversi con i piedi di piombo. Riguardo al Regolamento dico: meno norme ma tutte da rispettare alla lettera. Sono troppe le sfumature negli articoli che permettono interpretazioni personali. E questo non deve accadere.»

Massimo Elia

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