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Cravero, un top player nello staff medico«L’emozione del mio anno granata»
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Cravero, un top player nello staff medico
«L’emozione del mio anno granata»

In casa orange non ci sono solo “top player” in campo: a impreziosire lo staff medico dell’Asti Calcio a 5 è arrivato quest’anno Marco Cravero. Per quasi dieci anni nel settore giovanile

In casa orange non ci sono solo “top player” in campo: a impreziosire lo staff medico dell’Asti Calcio a 5 è arrivato quest’anno Marco Cravero. Per quasi dieci anni nel settore giovanile della Juventus, nel campionato 2012-13 è stato il medico sociale della prima squadra del Torino.
Dottor Cravero, la prima domanda è d’obbligo: dopo la serie A, il futsal. Contento della scelta operata?
«Sentivo il bisogno di vivere un’avventura diversa e devo dire che la scelta compiuta è gratificante. Nello sport professionistico si arriva a vivere un ambiente di “caserma”, all’Asti ho trovato genuinità e umanità. Mi sono imbattuto con una realtà più a misura d’uomo, in cui gli atleti sono molto vicini alla gente, pur mantenendo intatto il livello organizzativo e la professionalità. E’ la situazione ideale per me».

Dal 2004 al 2012 alla Juventus: in tanti anni avrai avuto modo di veder sbocciare parecchi campioni…
«Nella Juventus capita raramente che i giovani arrivino sino alla prima squadra, al massimo disputano qualche spezzone di gara per poi andare a farsi le ossa altrove. Ricordo però, non seguiti direttamente da me, Giovinco e Marchisio, poi passati in prestito all’Empoli, e il nipote di Boniperti. Una curiosità: ho avuto con me alla Beretti Ciro Immobile, trasferitosi successivamente nel Torino proprio quando è terminata la mia avventura in granata. Sono felice che stia segnando parecchio».
Già, il Torino: nel 2012-13 arriva la definitiva consacrazione come medico sociale granata…
«L’approdo al Torino l’ho considerato un passo importante per la mia carriera, ma devo ammettere che ho sentito parecchio la mancanza di rapporti umani. Ho capito che non era l’ambiente giusto per me e mi è bastato colloquiare con Maria Cristina Truffa e Maurizio Lombardi per venire conquistato dal progetto dell’Asti».
Questo ce lo deve dire: per quale sponda di Torino tifa?
«Quando si vive un’avventura sportiva si raggiunge un rapporto profondo coi giocatori, si finisce per tifare ovviamente per quella squadra. Devo ammettere però che sono tifoso bianconero, il magazziniere del Torino quando abbiamo affrontato il derby voleva spingermi negli spogliatoi della Vecchia Signora (ride, ndr). Quando però la squadra era sotto, soffrivo assieme a tutti».

Che cosa le ha lasciato l’esperienza in granata?
«L’emozione di vivere lo stadio Olimpico di sera, affrontare una partita a Milano. San Siro quando si gioca a calcio sembra il centro del mondo».
Ci sono aneddoti particolari che le piacerebbe raccontare?
«Ce ne sarebbero tanti, nel settore giovanile si diventa padri e consulenti, col professionismo i rapporti diventano più distaccati. In fondo c’è un detto che recita che nessuno si farebbe curare da un amico, perché conosce i suoi lati più ilari».
Il presente è l’Asti a 5: come vede la corsa al tricolore?
«Non sarà facile, ma per come stiamo lavorando ho buone sensazioni».
Dopo calcio e futsal, quale sarà la prossima avventura?
«Mi auguro di restare a lungo con gli orange. Se poi dovessi vivere una nuova esperienza, visto che già sono consulente del Torino Basket, perché non la pallacanestro?»

Davide Chicarella

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