Diego Fuser, il maestro Sacchi, il granata nel cuore
“Se fossi a un matrimonio vestito di bianco, e arrivasse un pallone infangato, lo stopperei al volo”. Diego Armando Maradona fotografava così il suo amore sconfinato per il calcio, lo stesso che anima tuttora un’eccellenza del rettangolo verde, astigiana d’adozione. Da tanti anni residente a Costigliole, Diego Fuser ha smesso di correre in campo ma potrebbe ancora certamente essere protagonista. Lo osservi e capisci che per aspetto e fisicità non è certo un cinquantenne. Anzi, pare ancora lo stesso che da ala tornante ha reso felici una infinità di squadre, come Torino, Milan, Fiorentina, Lazio, Parma e Roma. In questi giorni però il ricordo calcistico di Diego fa tornare alla mente una data storica: il 30 aprile 2006 il Canelli venne promosso in Serie D grazie alle sue magie.
Diego, ripartiamo da quel fatidico giorno in cui tu e Gigi Lentini avete festeggiato assieme ai compagni il ritorno in LND degli azzurri…
«Una gran bella avventura quella a Canelli. Ci siamo divertiti tanto, lo stadio “Sardi” era sempre stracolmo, i tifosi, con cori e fumogeni rendevano speciale l’ambiente».
Mister Campanile diceva che per tenere alto il livello degli allenamenti metteva sempre te e Gigi contro nelle partitelle…
«Il nostro allenatore in effetti ebbe una bella intuizione, perché nessuno di noi due voleva perdere. Gigi dirà che non ricorda, ma di partitelle ne ha perse di più lui. Ovviamente per affrontare bene l’avventura in Eccellenza l’aspetto fondamentale è la motivazione, e non volevamo affatto fare brutta figura. Per questo ci siamo sempre allenati con impegno».
E’ vero che la tua famiglia era juventina?
«Sì, anche io lo ero, ma iniziando a giocare nelle giovanili del Torino il granata mi è entrato nelle vene. Ho un ottimo ricordo di tutte le suadre con le quali ho giocato, certamente però il Torino ha un posto speciale nel mio cuore».
Per te, dopo l’esordio giovanissimo in A col Toro, è arrivata ben presto la chiamata del Milan. Quale campione ti ha ispirato più di altri in rossonero?
«Ho giocato con Van Basten, Gullit, Maldini, Baresi e tanti altri campioni, mi hanno allenato Sacchi e Capello, e se devo citare una ispirazione più di altre dico mister Arrigo. Era difficile seguirlo e metabolizzare i suoi insegnamenti ma tatticamente mi ha fatto crescere tantissimo. E’ stato un innovatore».
Intervista completa sull’edizione di martedì 5 maggio, consultabile anche in digitale