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Intervista

Dindo Capello ospite al FuoriLuogo, tra carriera, aneddoti e il ricordo di Alboreto

«Michele era un grande uomo ed un pilota molto bravo. Voleva vincere con me la Le Mans, quel tragico incidente al Lausitzring non ha reso possibile questo nostro sogno»

Centocinque minuti di racconti, aneddoti, curiosità, storia. E’ stata una Lectio Magistralis dell’automobilismo sportivo che ha coinvolto l’attento e numeroso pubblico di appassionati. In cattedra Rinaldo Dindo Capello, tre volte vincitore della 24 Ore di Le Mans, che giovedì sera si è raccontato al FuoriLuogo di Asti nella “Pinta di Sport” organizzata dall’eclettico Davide Chicarella. Fin all’inizio il campione ha rivendicato le sue origini astigiane.

«Circa sessant’anni fa sono nato ad Asti, ho studiato ad Asti – ha confessato – ho molti amici in questa città e ad Asti lavoro anche con al mia concessionaria». Da sempre amante dello sport dei motori: «Da adolescente amavo il motocross – ha ricordato – Ostorero, Cavallero erano i miei miti». Capello continua: «Il giorno del mio dodicesimo compleanno mia padre Gaspare, amante delle F1, come regalo mi portò alla pista di kart a Nizza Monferrato.

Da allora è scattata al scintilla e il volante non l’ho più mollato». Quindi da quel 17 giugno del 1976 fiumi d’asfalto ha macinato Capello in Circuiti che conosce bene, teatro di gare prestigiose. Una su tutte: Le Mans. La leggenda! Gara che Dindo ha vinto tre volte, una su Bentley e due su Audi R8 e R10. Ma che tra il 2000 e il 2012 lo ha visto anche per sei volte sul podio. Nello stesso periodo ha poi vinto i campionati USA American Le Mans Series (2 volte), Petit Le Mans (5 volte), la 12 Ore di Sebring (5 volte) e un Campionato Italiano Superturismo (1 volta), mentre la prima affermazione è al “Turismo” del 1990 su VW Golf, con un breve periodo con un volante Porsche, arrivato dopo le vittorie in kart, in Formula Abarth e in F3 e alcune gare in F3000. Un vero imperatore, un mito delle corse in pista. Unico pilota italiano presente nella “Sebring Hall of Fame” che comprende le vere e proprie legende dell’automobilismo mondiale. Quest’anno festeggia i 30 anni di carriera con l’Audi di cui è Brend Ambassador.

Ha stretto amicizia con molti piloti: Frank Biela, Tom Kristensen, Allan McNish, suoi compagni nella squadra AUDi ma anche con miti come Mario Andretti, Jacky Ickx, Hans-Joachim Stuck. Ma il pilota he ha stretto un forte legame con Dindo è stato Michele Alboreto. «Avevamo un’amicizia molto sincera – ha raccontato – dividevamo l’abitacolo. Era un grande uomo ed un pilota molto bravo. Voleva vincere con me la Le Mans. Purtroppo – l’emozione si fa forte – quel tragico incidente al Lausitzring durante un test nel 2001 non ha reso possibile questo nostro sogno».

Fa anche un’attenta analisi di come sia cambiato il modo di correre: «Oggi i giovani piloti fanno gli allenamenti sui simulatori, una volta macinavano chilometri». Si concede qualche sporadica apparizione “per divertimento”. Segue molto da vicino le gesta della promessa Emanuele Olivieri, giovane canellese che quest’anno debutta in Formula 4: «Sono suo padrino di Battesimo e mi sembra giusto stargli vicino. Mi piace consigliarlo per il meglio». Smesso il casco si è dato anima e corpo al suo lavoro e mandare avanti le concessionarie Audi ad Alessandria e Asti e in provincia di Cuneo. A lui piace stare con la gente. Ed in mezzo ai suoi tifosi, finisce la serata, firmando autografi e selfi di rito.

 

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