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Sport

Edo Rabezzana, campione del volley che ha affiancato Tofoli

Il palleggiatore astigiano ha giocato tre anni a Trento, ma anche a Montichiari con De Giorgi e a Cuneo con Grbic

Edo Rabezzana, campione del volley che ha affiancato Tofoli

I campioni non necessitano di manifestare con gesti plateali la loro classe, a loro è sufficiente calcare un parquet, un campo in erba, o impugnare una racchetta, per dimostrarsi tali. Edoardo Rabezzana, per tutti semplicemente Edo, è il prototipo del campione sobrio: parole soppesate nella giusta maniera, umiltà assoluta, amore per lo sport, a tutto tondo. E’ senza alcun dubbio uno dei talenti di razza che abbia sfornato la città di Alfieri: un palleggiatore capace di affrontare diversi campionati di Serie A e di guidare in cabina di regìa la Biemmedue Volley di Asti in “A2”, prima di concludere la carriera all’Hasta e diventarne coach.
Edo, come nasce il tuo amore per il volley? Immagino che ci sia lo zampino del mitico “prof” Fausto Ferraris, grande forgiatore di talenti della nostra città…
«Il mio approccio alla pallavolo è stato molto semplice, ho iniziato in cortile con le mie sorelle e gli amici. Alle scuole medie ho incontrato il professor Fausto Ferraris, per noi il mitico “Baffo”, e avuto modo di conoscere e praticare questo sport in maniera più seria insieme ad altri ragazzi, con i quali ho condiviso le prime esperienze e con i quali posso dire mi sono divertito molto. Fausto per me, come per altri, è stato un padre sportivo che ha avuto ruolo fondamentale nella mia carriera».
Quando hai capito che la pallavolo sarebbe potuto diventare il tuo mestiere?
«E’ accaduto quando ho iniziato il mio primo anno in Serie A1 a Montichiari, nella stagione 1997/1998. Ho potuto capire cosa voleva dire allenarsi e vivere come un professionista, a fianco di atleti di livello mondiale che hanno fatto la storia. Dopodichè ho avuto la fortuna di giocare in “A1” anche a Ferrara, Trento, Piacenza e Cuneo, e sono state tutte esperienze che mi hanno insegnato molto, ricordi indelebili».
C’è una città a cui sei più legato sportivamente?
«Sicuramente la città e la società a cui sarò sempre più legato è Trento, dove ho passato tre anni stupendi e conosciuto persone, sia in palestra sia al di fuori, eccezionali. Lì è nata mia figlia Chiara».
Hai avuto al tuo fianco registi che hanno fatto la storia: qual è il palleggiatore che ti ha insegnato più di altri?
«Ho potuto ammirare da vicino palleggiatori straordinari ma i tre che mi hanno colpito e lasciato qualcosa più degli altri sono stati Ferdinando De Giorgi a Montichiari, piccolino ma con un carisma enorme, Nikola Grbic a Piacenza, giocatore a tutto tondo, e il mitico Paolo Tofoli a Trento, persona semplice e infinito giocatore, in tutti i sensi».

Davide Chicarella

Articolo completo sull’edizione di venerdì 13 marzo de La Nuova Provincia

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