El Chapo, la grande cavalcata verso il tricolore di un campioncino
Otto anni di lavoro intenso sul ring, un titolo tricolore legato alla vita, un altro alloro nazionale in bacheca: il sodalizio sportivo griffato Skull Boxe, quello tra Etinosa Oliha e Davide Greguoldo, sta dando frutti importanti e potrebbe darne presto altri ancor più prestigiosi.
Tutti gli appassionati astigiani di pugilato hanno ancora negli occhi (e nel cuore) la splendida serata del Pala Errebi: il 21 febbraio, di fronte a una platea gremita, “El Chapo”, sconfiggendo nettamente ai punti dopo 10 riprese Carlo De Novellis, si è laureato campione italiano dei pesi medi.
Una carriera, quella del talento nato a Torino e cresciuto ad Asti, caratterizzata finora da settanta match complessivi, di cui 59 da dilettante e 11 da “pro”, parecchi dei quali vinti. Agli inizi del suo percorso sul ring “El Chapo” ha conquistato il successo al Trofeo Mura di Andria nel 2014 e si è laureato campione italiano 75 kg Youth nel 20176 a Roseto degli Abruzzi. Un passaggio fondamentale prima del “percorso netto” nell’ambito dei professionisti.
A mente fredda, con la soddisfazione di essere ancora imbattuto tra i “big”, il neo tricolore riflette tra passato, presente e futuro.
Eti, la tua storia d’amore con la boxe è iniziata per caso, a 14 anni, grazie a “Sport in Piazza”…
«Giusto, è stato un approccio quasi casuale, ho osservato la Skull allenarsi, mi sono messo in gioco e abbiamo scoperto assieme che questo sport era molto adatto alle mie caratteristiche».
Coach Davide Greguoldo, con i suoi trentanove anni, è forse uno dei “maestri” più giovani ad essersi laureato campione d’Italia. Dopo Hassan Nourdine tu sei il secondo pugile professionista del sodalizio di via Del Lavoro…
«Hassan è un esempio per tutta la palestra, uno straordinario lavoratore che ha vinto match importanti, compreso quello del 21 febbraio nella serata del titolo italiano. E’ una guida per i più giovani, lo stesso Greguoldo afferma che lui e Nourdine sono cresciuti pugilisticamente assieme e per me avere dei riferimenti come loro è una straordinaria fortuna. Mi auguro che “El Tiburon” possa conquistare un titolo italiano, lo merita».
Articolo completo sull’edizione di martedì 10 marzo 2020 de La Nuova Provincia