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Fabio Fossati, il bel capitolo con i galletti e il miracolo Albisola in C

Il mister ha plasmato il capolavoro Arenzano e conquistato una preziosa salvezza con l’Asti Calcio

Fabio Fossati, il bel capitolo con i galletti e il miracolo Albisola in C

Il sacro fuoco della passione per lo sport come motore di idee, la caparbietà e il perfezionismo dei grandi mister, la voglia di restare finchè sarà possibile nel mondo del calcio. Fabio Fossati ha lasciato ad Asti ottimi ricordi, a livello agonistico e umano. Erano i biancorossi di Vasile Mogos, del factotum Remo Turello, del ds Alessandro Baistrocchi, ma anche del presidente Piacenza e di Piero Chiesa. Dopo un primo anno in Serie D da sogno, concluso al secondo posto, nel 2012 la squadra, complici varie vicissitudini, si era ritrovata ben presto a corto di risultati. Cambiò guida tecnica, e Civeriati lasciò spazio proprio al mister ligure, che, grazie a uno straordinario girone di ritorno, evitò i playout e salvò direttamente la squadra.

Fabio, sono passati un po’ di anni ma il ricordo della tua esperienza in Piemonte credo sia vivissima…

«Eccome, ricordo bene dirigenti come Turello e il figlio Daniele, il ds Baistrocchi, Beppe, il gestore del bar, ma anche il “prof” Agoglia, Tabbia, Pontarolo e tutto lo staff. Una bella annata: quando le cose si mettono male è difficile invertire il trend, ma riuscimmo a evitare i playout. Furono fondamentali i gol di Berberi, supportato da Celeste, la leadership di Colombo e Lorusso dietro, la classe di Pirrotta».

In quel periodo eri etichettato come uno specialista in “missioni impossibili”. Ti riconoscevi in quella definizione?

«Quando ho allenato dall’inizio in Eccellenza ho ottenuto due secondi e un primo posto, ad Arenzano e Casale, ovviamente ereditare una squadra in corsa complica un po’ le operazioni, non hai margine di errore. Doverlo fare per diverse stagioni consecutive mi ha però permesso di riuscire a dare identità alle mie squadre piuttosto velocemente. Il rammarico maggiore è che nel calcio vieni ricordato se vinci, mentre se ti salvi diventa più complesso ricevere proposte interessanti».

Un peccato non aver potuto proseguire l’avventura in biancorosso…

«Purtroppo cambiò la dirigenza. Ringrazio Turello per la fiducia e l’opportunità. Mi sarebbe piaciuto ripartire da certezze come Colombo, Pirrotta e Berberi, con Lorusso, ragazzo straordinario, come leader di spogliatoio, e sono sicuro avremmo fatto ottime cose. Quando però cambiano gli scenari ci sta che vengano sostituiti i protagonisti».

 

Articolo completo sull’edizione di martedì 19 maggio, disponibile anche in digitale

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