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Sport

Fascino e grande tradizione,
ma la palla pugno non abita più qui

C’era una volta il pallone elastico. Discendente di alcuni tra i più antichi giochi mai praticati, è tuttora – con il nome di “pallapugno” – tra quelli maggiormente dotati di fascino per

C’era una volta il pallone elastico. Discendente di alcuni tra i più antichi giochi mai praticati, è tuttora – con il nome di “pallapugno” – tra quelli maggiormente dotati di fascino per gli straordinari gesti atletici dei giocatori, per regole di gioco tra le più difficili da metabolizzare e perché ancora oggi la “traversa” o scommessa, interessa fortemente gli appassionati. Ma il passare del tempo e l’avvento di giochi sempre più “regolari” ha finito per relegare la pratica della Pallapugno ai soli sud Piemonte e occidente Ligure. E proprio di queste aree, soprattutto delle province di Cuneo, Imperia e Savona, sono – e sono stati, con le dovute eccezioni – i giocatori di maggior evidenza degli ultimi ottant’anni: il grande Augusto Manzo, considerato il migliore di sempre, Rossi, Beppe Corino, Feliciano, Solferino, Gioetti, Defilippi, Balestra, Bertola; oggi Danna, Compagno e Vacchetto. Le sole eccezioni astigiane si chiamano Massimo Berruti e Paolo Voglino, ma non è stato sempre così.

Prima al “Bracciale” – la disciplina in cui la palla viene colpita non con il pugno fasciato, bensì con un attrezzo di legno più o meno ricco di “spuntoni” a seconda che si tratti di “toscano” o “piemontese” – e poi al Pallone elastico, furono molti i campioni di origine astese con una speciale fioritura in quella piccola area del Monferrato che sta tra Portacomaro e Scurzolengo, dando vita talvolta a vere e proprie dinastie come quella dei Gay di Scurzolengo o dei Berruti di Rocchetta Palafea.
Se nel “Bracciale” le figure dei campionissimi furono, per l’800, Giuseppe “Battista” Cerrato di Portacomaro e Domenico Bossotto di Scurzolengo – più volte esaltati per le loro imprese da Edmondo de Amicis in “Gli Azzurri e i Rossi” – e Michele “Clotu” Gay di Scurzolengo e, per i primi anni del ‘900, Pietro e Giovanni Trombetta di Asti, nel Pallone elastico i grandi astigiani furono decisamente più numerosi.

A cominciare dalla già ricordata dinastia dei Gay di Scurzolengo che, oltre a “Clotu”, presentò sui campi ben quattro fratelli (Paolo, Silvio, Luigi e Domenico, il più forte di tutti). Un vero fuoriclasse, dominatore della scena di fine ‘800, fu Alberto Laferrere di Cisterna, mentre nel ‘900 si possono ricordare “Dinetu” Masoero di San Damiano, Modesto Ponza di Castagnole Lanze, Cecco Sacchero di Canelli, Ettore Santero di Costigliole, Franco Gavello di Nizza Monferrato ed il fortissimo Angelo Capello di Vesime. Per i Berruti ci vuole un vero albero genealogico: il primo fu Pietro, nato nel 1850. I suoi figli, Massimo, Giuseppe e Giovanni, furono tutti eccellenti giocatori di bracciale e pallapugno, così come i discendenti di Massimo (Pietro, Giovanni, Agostino e Franco) e cinque loro cugini, Tino, Pier Giorgio, Claudio, Maurizio e Massimo, quest’ultimo sei volte campione italiano, in una straordinaria stagione agonistica che lo vide rivaleggiare con Felice Bertola.

Un grande passato, dunque, a cui non corrisponde un altrettanto soddisfacente presente. Si gioca, infatti, nell’Astigiano e in Monferrato, solo più in alcuni centri di provata tradizione come Vignale a nord, Castagnole Lanze, Bubbio e saltuariamente a Monastero Bormida a sud, e la pratica viene tenuta lodevolmente in vita da un’intensa attività a livello studentesco promossa dal Coni e dall’Ufficio scolastico di educazione fisica. Ma al momento la Pallapugno non abita più qui, anche se non è detto – mai dire mai – che un giorno ci possa ritornare con tutto il peso della storia e della tradizione.

Paolo Monticone

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