Il tamburello a muro ai “raggi X”
La ripresa, se ci sarà, è ancora lontana. Il Consiglio Federale della Fipt si è riunito in videoconferenza sabato 18 aprile e ha dovuto rimandare qualunque decisione sul futuro della stagione a dopo il 4 maggio, data per cui è prevista una parziale riapertura delle attività in tutto il Paese. Per il momento gli appuntamenti sull’agenda del presidente Edoardo Facchetti sono un incontro delle Discipline sportive associate al Coni con il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, in programma domani 22 aprile, e sette giorni dopo una videoconferenza con Giovanni Malagò, massimo dirigente del Coni. Fino ad allora tutto resta avvolto nell’incertezza.Con lo sforzo della volontà che occorre per immaginare le squadre in campo e gli spettatori accalcati a vivere un pomeriggio di tamburello, andiamo sulle piazze e sugli sferisteri del Campionato Italiano a Muro. Nove realtà raggiungibili con un percorso di 45 chilometri tra le province di Asti e Alessandria. Lì batte il cuore della tradizione di uno sport a rischio estinzione, ma che resiste allo scorrere del tempo.
Il re e l’erede
Da otto anni il Grazzano è la squadra che (quasi) ininterrottamente domina il Monferrato. La sua forza è quella di una società capace di programmare e gestire meglio di chiunque altro le proprie risorse, ma per tradurre in risultati queste competenze ci vogliono poi sempre i giocatori. E qui entra in scena Vittorio Fracchia, un esempio ineguagliato di preparazione e concentrazione per qualsiasi avversario. La dimostrazione vivente di quanto la mentalità e il desiderio di raggiungere gli obiettivi siano il carburante per prolungare negli anni un percorso vincente. Vittorio è il leader della squadra del suo paese dal 2011, l’ha guidata a sette scudetti, cinque Coppe Italia e tre Supercoppe e pure quest’anno parte coi favori del pronostico. La concorrenza non manca, ma è difficile pensare che qualcuno possa sottrargli lo scettro a breve, anche perché al suo fianco c’è, ormai da più di tre stagioni, Maurizio Marletto: se Fracchia è il re del torneo, lui più che il suo vice è il suo erede. Affrontare l’alleanza tra i due migliori giocatori del torneo è un affare complicato per chiunque e il cast di supporto (Belvisotti, Andrin, Zitti) a Grazzano non manca mai. Per fortuna nessun avversario si arrende prima di provarci. Il tamburello a Muro starà diventando quello sport in cui “alla fine vince il Grazzano”, ma la trama che prepara questo epilogo negli ultimi tempi risulta sempre meno scontata.
Assalto alla fortezza
Chi ha alzato più di tutti la posta sul 2020 è stato il Vignale: dopo aver raccolto meno del previsto dalla semina degli ultimi anni, gli alessandrini hanno mantenuto la loro identità giovane, spavalda e divertente, aggiungendo al pacchetto Samuel Valle, alla prima stagione nel muro ma con quattro scudetti di Serie A libero alle spalle. Con Maschio, Tibaldero, Scifo e Monzeglio l’obiettivo è arrivare fino in fondo. Le ambizioni però non mancano nemmeno altrove. Calliano, Casa Paletti, Montechiaro e Montemagno sono le altre candidate per i primi quattro posti, quelli che valgono l’accesso alle semifinali. Il Calliano l’anno scorso avrebbe meritato più del sesto posto e con Stracuzzi, Prai e Soffientino (insieme ai confermati Pavia e Biletta) spera di essersi rinforzato. Casa Paletti punta su Forno mezzovolo per dare potenza ai regolaristi Ulla e Gerbi. Montechiaro riparte da Tirone e Tirico, la coppia di fondocampo che ha dato più certezze nelle ultime stagioni, e da Federico Arrobio, l’anno scorso vittorioso a Grazzano. Montemagno si è ringiovanito parecchio, ma dopo aver perso la finale 2019 non vorrà restare fuori dalla lotta per il vertice: Lorenzin, Volpe e Molino sono un trio da scoprire su una delle piazze più veloci del torneo.
Le insidie nascoste
Le formazioni di Castell’Alfero, Moncalvo e Portacomaro sembrano avere qualcosa in meno delle altre, ma sicuramente hanno anche qualcosa in più che starà a loro far valere sul campo.
In senso letterale, perché i terreni di gioco di queste tre squadre sono tra i più complicati.La “Bombonera” di Castell’Alfero supera gli 80 metri di lunghezza e con le rientranze del suo muro si va molto oltre. Una faticaccia per chiunque non abbia un buon cannone nel braccio. Sappa, La Rosa e Dacasto sanno come sfruttare le peculiarità della loro piazza. Tra rimbalzi infami, stacchi imprevedibili e colpi a tutta forza le avversarie sono attese da pomeriggi nella polvere.
La “Fossa” di Moncalvo è un flipper da cui non si sa mai che partita possa uscire. Più ampio di qualsiasi altro campo, muro e rete da una parte, torri dall’altra. Emanuel Monzeglio, Raschio, Tinto e compagni sono giocatori tutt’altro che arrendevoli e hanno dalla loro un alleato che ha mandato molti in tilt. La piazza di Portacomaro è uno dei campi più nobili: dalla battuta si sogna di oltrepassare il torrione di fondocampo, dalla rimessa di inchiodare gli avversari sul balconcino alla parte opposta.
Nelle giornate soleggiate, la luce non dà tregua in battuta e strappare anche un solo gioco può essere decisivo. Artuffo, Bertone, Guolo hanno mezzi per far leva su questi punti. Potrebbe bastare per sollevare qualche sorpresa. Ci piacerebbe poter stare a guardare.