Un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. In realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che il nastro dei ricordi continua a scorrerci dentro anche dopo che ci siamo fermati. È il virus del viaggio, la necessità di scoprire e vivere ogni angolo recondito della Terra, una malattia sostanzialmente incurabile. Parlare di virus, al tempo del Covid-19, fa certamente specie, ma è bello raccontarne una declinazione affascinante, unica, e, soprattutto, positiva. La necessità di scoprire il mondo, che ha contagiato un giovane astigiano, Stefano De Simone, che da tre anni a questa parte ha scelto di dedicare sei mesi della sua vita alla sua scoperta. Classe 1991, ha sempre avuto come filo conduttore della sua esistenza l’amore per lo sport, che per certi versi lo porta a parlare una lingua universale. Nel suo recente passato esperienze nel futsal, un presente da primo atleta bianco del New Boys a Zanzibar. Il capolinea, rigorosamente momentaneo, di un percorso lungo, fatto di introspezione, ricordi, aneddoti, tante città. E persone, con trascorsi molto diversi dai nostri ma con molti più punti in comune di quel che crediamo: è talvolta nella libertà che si assapora la vera essenza della vita.
Stefano, la tua avventura mi ha davvero incuriosito: come nasce la passione per il viaggio?
«L’aspetto che stride è che in realtà fino a quattro o cinque anni fa non avevo mai viaggiato. Faticavo a pensare di prendere un aereo. Nel 2017, a marzo, ho intrapreso la prima esperienza, recandomi in Canada, da mio zio, nella regione di Vancouver, per lavorare e imparare la lingua. Col passare delle settimane la voglia di scoprire mi ha portato a valutare l’ipotesi di spingermi oltre, verso terre meno esplorate. Mi sono licenziato e ho fatto questa pazzia».
Come nasce la prima esperienza del 2018?
«Sono stati sei mesi stupendi, la prima avventura ricca di insidie, dubbi e anche un po’ di paura. Fatta rigorosamente senza utilizzare aerei, a eccezione della prima tratta. Partendo dal Vietnam, ho poi visitato Cambogia, Thailandia, Birmania, Nepal e infine l’India. Il mio progetto era quello di raggiungere anche l’Iran ma quando sono entrato in Pakistan ho avuto problematiche legate al passaporto e sono dovuto così rientrare».
Poi, l’anno successivo, una nuova esperienza, in una zona completamente diversa…
«Stessa idea di massima, quella cioè di dedicare sei mesi alla scoperta di Paesi che non conoscevo, location variata. Sono atterrato in Messico e ho poi visitato Guatemala, El Salvador, Nicaragua, Costarica e Panama».
A cavallo tra il 2020 e il 2021 avevi poi in programma un’esperienza di un anno, frenata dal coronavirus…
«Il mio obiettivo era quello di fare il giro del mondo durante un anno intero, visitando il Medio Oriente, paesi come Iraq, Afganistan, ma le complessità legate al Covid-19 mi hanno costretto a variare programma. Il 19 gennaio 2021 sono così partito alla volta dell’Africa, sempre con l’obiettivo di vedere la vera essenza di quella terra».
Dove ti trovi ora?
«Ho raggiunto Zanzibar, pensando che non mi sarei fermato a lungo, invece mi sono subito ambientato alla grande. Qui sto facendo del volontariato con i bimbi del posto, a livello di obiettivi la prossima tappa sarà la Tanzania. Ho conosciuto un ragazzo, Daniel, che mi ospiterà in un villaggio Masai, quelli dove fanno i riti voodoo. Immagino sarà un’esperienza unica. Non mi pongo limiti di tempo sulle location che sto visitando, il mio obiettivo è quello di conoscerle a fondo».
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