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La crisi morde ma l'alto-basso è la regola
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La crisi morde ma l'alto-basso è la regola

La crisi continua a mordere e sarebbe illusorio pensare che non tocchi il mondo dello sport, ma – crisi o no – questo ha, da cinquant’anni a questa parte, un andamento ciclico di alti e bassi

La crisi continua a mordere e sarebbe illusorio pensare che non tocchi il mondo dello sport, ma – crisi o no – questo ha, da cinquant’anni a questa parte, un andamento ciclico di alti e bassi che non si possono spiegare solo con una sfavorevole congiuntura, bensì con una costante “disattenzione” del territorio per la sua vita sportiva. E per territorio si intendono risorse economiche o sponsor d’area da una parte e pubblico pagante dall’altra. Contrariamente a quanto è avvenuto (e avviene) in realtà geograficamente assai vicine alla nostra, sia ad est che ad ovest, qui le due facce della questione sono sempre state del tutto occasionali.

Ai grandi picchi agonistici di Saclà (Basket), Riccadonna (Volley), Asti Tsc (Calcio), Tubosider (Bocce), Callianetto (Tamburello), tanto per citare i più noti, sono seguiti anni di sostanziale, anche se talvolta aurea, mediocrità. E per quanto riguarda l’apporto del pubblico, clamorosi sono stati i “buchi” del Callianetto o la media di mille presenti o poco più dell’Asti Tsc, che pure era all’epoca la terza forza calcistica del Piemonte, mentre le gremite tribune di Saclà e Riccadonna erano sì ribollenti ma alla fine non contavano mai più di cinquecento o seicento spettatori: una quota davvero modesta per campionati della massima serie nazionale. Dunque, se guardiamo agli sport di squadra (oggi è il tempo del Calcio a 5, ma ci si chiede per quanto ancora?), il bicchiere è sicuramente mezzo vuoto.

Il discorso cambia radicalmente se osserviamo quanto accade nelle attività di base, soprattutto se individuali. Qui, anche se molte punte d’eccellenza, di atletica, nuoto, judo, tennis, bocce, eccetera han dovuto “emigrare” per poter continuare su buoni livelli una volta arrivate alla maturità, l’attività risulta davvero intensa in un gran numero di discipline, dall’atletica al calcio, dal basket al volley, dal pattinaggio al rugby, dall’hockey su prato al nuoto, con affollati e qualificati vivai che continuano a prosperare malgrado la già citata crisi e l’imprevidente scelta della Provincia di aumentare le tariffe orarie delle palestre di competenza (risultato: impianti semivuoti e incasso pubblico dimezzato).
Ed è qui che sta la modesta consolazione del nostro bicchiere mezzo pieno: un grande popolo di praticanti che raramente riesce a diventare sistema. Un Dna dimezzato che meriterebbe di meglio e di più.

Paolo Monticone

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