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Attualità, Sport
Ricordi

La formidabile carriera, passo dopo passo, del campionissimo Aldo “Cerot” Marello

Un indimenticabile viaggio nel tamburello durato 48 anni

Aldo Marello ha avuto una carriera sfolgorante, iniziata prestissimo nella sua Revigliasco utilizzando il tamburello che gli regalò suo padre. Siamo nella seconda metà degli anni sessanta e le sue doti innate non sfuggirono a quella che ai tempi era una società emergente, vale a dire la Svab Castell’Alfero del patron Sandro Vigna.

Quest’ultimo fu presidente del sodalizio alferese dal 1967 al 1973, vincendo il Torneo del Monferrato nel ’67 e nel ’69. Del consolidato blocco iniziale (Franco e Gianni Calosso, Pentore, Casalone, Caldera e Mainardi) Aldo entrò a far parte a fine 1968 ed ottenne il primo grande trionfo nel 1970 (scudetto) al fianco di Uva, Riva, Pentore e Casalone, bissato nel 1972 quando oltre al titolo del Monferrato conquistò il titolo tricolore, vinse il torneo di Ovada, il torneo di Scurzolengo e la Coppa “Città di Torino” (con lui Casalone, Uva , Marello, Riva, Negro e Conrotto).

Poi iniziò il biennio a Viarigi, coronato dal titolo del 1974 al fianco di Policante, Renzo Tommasi, Mimmo e Attilio Basso e Ferruccio Fantino, in una squadra mitica allestita dal patron Pier Luigi Accornero. Fu scudetto, il terzo della carriera di “Cerot”, che fece poker nel 1979 ad Ovada dopo un passaggio a vuoto a Casale. Il team ovadese era composto da Aldo Marello, Franco Capusso, Beppe Bonanate, Ettore Scattolini, Piero Chiesa ed Enrico Arata.

“Cerot” si fermò sei anni ad Ovada, per poi vestire negli anni a seguire la maglia dell’Edilconsat Asti (1982 e 1983), interrompendo temporaneamente i rapporti con il team in seguito ad un diverbio con il d.t. Angelo Ferrando. Infortuni e problemi di formazione riguardanti i giocatori in rosa gli permisero però di rientrare nei ranghi. Dopo tre anni a Nizza Monferrato e un titolo italiano di serie B, “Cerot” rientrò nella sua Revigliasco al fianco di Parella, Dedonatis, Binello e Guelfo.

Per poi dare vita ad una straordinaria avventura nella FIGT, nata dalla spaccatura in seno alla FIPT. Nel 1989 Aldo Marello con Candido Sibona, Giancarlo Lanzoni, Giancarlo Tasca e Gianni Maccario vinse il titolo tricolore difendendo i colori del Castellero di Carlo Campia. Il trionfo giunse con la vittoria di Bardolino e suscitò grandissimo entusiasmo. Dopo altri due anni a Castellero, sempre per fare spazio ai giovani Marello dovette spostarsi per un anno a Camerano prima di fare ritorno a Castellero e toccare con mano la fine di una splendida realtà.

A raccogliere l’eredità del Castellero di Campia fu l’Antignano di Armosino, ma, nonostante un titolo italiano FIGT conquistato nel 1995 (in organico Cerot, Arri, Dezani, Giancarlo e Roberto Lanzoni, Cerrato, Morrone e Mogliotti) il seguito di pubblico non fu mai troppo rilevante.

Poi un anno a Cunico, seguito dal ritorno a Castell’Alfero trent’anni dopo nel tentativo di ridare linfa ad un Torneo del Monferrato (a muro) che stava attraversando un momento complicato. Non fu un periodo facile: a Castell’Alfero Aldo Marello giocò nel 1999 per poi trasferirsi a Vignale nel 2000. Ritorno a Cunico (anni 2001 e 2002 ) coronato dalla conquista del titolo  tricolore di serie C nel 2001 con Capusso, Quasso, Maccario, Morrone e Ceron.

Giocò ancora sette stagioni nel Muro: Portacomaro nel 2003 e 2004; Castell’Alfero 2005 e 2006, con doppio successo in campionato al fianco di Medesani, Luca Stella, Accossano, Zapponi, Mignani, Sappa e Caggiano. Nel 2007 il trasferimento a Calliano e quindi due anni a Grana: 2008 e 2009.

Compiuti sessant’anni Cerot decise che era ancora presto per ritirarsi  e giocò ancora tre stagioni in serie D: Gabiano 2010, Alegra Settime 2011 ed Azzano 2012. Tornò a Castell’Alfero per la quarta volta (2013) nel torneo a Muro. Nel 2014 giocò nel Portacomaro (Muro B) classificandosi secondo alle spalle del Montemagno. Smise di giocare alla fine dell’annata 2014, con 48 stagioni agonistiche alle spalle, delle quali 15 nella A Fipt, 7 nella A Figt e 9 nel Muro, oltre ad altre 17 nelle categorie inferiori (B e C).

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