Aldo Marello ha avuto una carriera sfolgorante, iniziata prestissimo nella sua Revigliasco utilizzando il tamburello che gli regalò suo padre. Siamo nella seconda metà degli anni sessanta e le sue doti innate non sfuggirono a quella che ai tempi era una società emergente, vale a dire la Svab Castell’Alfero del patron Sandro Vigna.
Quest’ultimo fu presidente del sodalizio alferese dal 1967 al 1973, vincendo il Torneo del Monferrato nel ’67 e nel ’69. Del consolidato blocco iniziale (Franco e Gianni Calosso, Pentore, Casalone, Caldera e Mainardi) Aldo entrò a far parte a fine 1968 ed ottenne il primo grande trionfo nel 1970 (scudetto) al fianco di Uva, Riva, Pentore e Casalone, bissato nel 1972 quando oltre al titolo del Monferrato conquistò il titolo tricolore, vinse il torneo di Ovada, il torneo di Scurzolengo e la Coppa “Città di Torino” (con lui Casalone, Uva , Marello, Riva, Negro e Conrotto).
Poi iniziò il biennio a Viarigi, coronato dal titolo del 1974 al fianco di Policante, Renzo Tommasi, Mimmo e Attilio Basso e Ferruccio Fantino, in una squadra mitica allestita dal patron Pier Luigi Accornero. Fu scudetto, il terzo della carriera di “Cerot”, che fece poker nel 1979 ad Ovada dopo un passaggio a vuoto a Casale. Il team ovadese era composto da Aldo Marello, Franco Capusso, Beppe Bonanate, Ettore Scattolini, Piero Chiesa ed Enrico Arata.
“Cerot” si fermò sei anni ad Ovada, per poi vestire negli anni a seguire la maglia dell’Edilconsat Asti (1982 e 1983), interrompendo temporaneamente i rapporti con il team in seguito ad un diverbio con il d.t. Angelo Ferrando. Infortuni e problemi di formazione riguardanti i giocatori in rosa gli permisero però di rientrare nei ranghi. Dopo tre anni a Nizza Monferrato e un titolo italiano di serie B, “Cerot” rientrò nella sua Revigliasco al fianco di Parella, Dedonatis, Binello e Guelfo.
Per poi dare vita ad una straordinaria avventura nella FIGT, nata dalla spaccatura in seno alla FIPT. Nel 1989 Aldo Marello con Candido Sibona, Giancarlo Lanzoni, Giancarlo Tasca e Gianni Maccario vinse il titolo tricolore difendendo i colori del Castellero di Carlo Campia. Il trionfo giunse con la vittoria di Bardolino e suscitò grandissimo entusiasmo. Dopo altri due anni a Castellero, sempre per fare spazio ai giovani Marello dovette spostarsi per un anno a Camerano prima di fare ritorno a Castellero e toccare con mano la fine di una splendida realtà.
A raccogliere l’eredità del Castellero di Campia fu l’Antignano di Armosino, ma, nonostante un titolo italiano FIGT conquistato nel 1995 (in organico Cerot, Arri, Dezani, Giancarlo e Roberto Lanzoni, Cerrato, Morrone e Mogliotti) il seguito di pubblico non fu mai troppo rilevante.
Poi un anno a Cunico, seguito dal ritorno a Castell’Alfero trent’anni dopo nel tentativo di ridare linfa ad un Torneo del Monferrato (a muro) che stava attraversando un momento complicato. Non fu un periodo facile: a Castell’Alfero Aldo Marello giocò nel 1999 per poi trasferirsi a Vignale nel 2000. Ritorno a Cunico (anni 2001 e 2002 ) coronato dalla conquista del titolo tricolore di serie C nel 2001 con Capusso, Quasso, Maccario, Morrone e Ceron.
Giocò ancora sette stagioni nel Muro: Portacomaro nel 2003 e 2004; Castell’Alfero 2005 e 2006, con doppio successo in campionato al fianco di Medesani, Luca Stella, Accossano, Zapponi, Mignani, Sappa e Caggiano. Nel 2007 il trasferimento a Calliano e quindi due anni a Grana: 2008 e 2009.
Compiuti sessant’anni Cerot decise che era ancora presto per ritirarsi e giocò ancora tre stagioni in serie D: Gabiano 2010, Alegra Settime 2011 ed Azzano 2012. Tornò a Castell’Alfero per la quarta volta (2013) nel torneo a Muro. Nel 2014 giocò nel Portacomaro (Muro B) classificandosi secondo alle spalle del Montemagno. Smise di giocare alla fine dell’annata 2014, con 48 stagioni agonistiche alle spalle, delle quali 15 nella A Fipt, 7 nella A Figt e 9 nel Muro, oltre ad altre 17 nelle categorie inferiori (B e C).