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L’Everesting dell’astigiano Stefano Beccaris

Salita da Neive a Mango, nel cuneese, 17 ore in sella e 317 chilometri per completare gli 8848 metri di ascesa

Scalare l’Everest senza raggiungere l’Himalaya. È l’utopia di tanti aspiranti scalatori, appassionati non tanto di alpinismo quanto di ciclismo e di salite. Dal 2014, a Melbourne, in Australia, è nato un gruppo che ha saputo diffondere un po’ in tutto il mondo una sfida: percorrere avanti e indietro una salita, fino a completare un’ascesa di 8848 metri, l’altezza della vetta del monte Everest. Ha preso così il via l’Everesting, una prova che gli ideatori definiscono “diabolicamente semplice, eppure durissima”: scegliere un percorso in salita da fare in bicicletta, registrarsi sul portale everesting.cc, tracciare il proprio tentativo con un dispositivo gps. Per completare la sfida, da regolamento, non ci sono limiti di pause o di tempo. L’unico vincolo è non dormire mai. Se si riesce nell’impresa, il proprio Everesting può essere omologato nella Hall of Fame del gruppo.

 

In Italia, il sito everestingitaly.it promuove questa sfida senza alcun legame diretto con i proprietari del marchio. Gli unici obiettivi sono mettere in rete gli appassionati di scalate in bici (ma non solo, anche di corsa e sci alpinismo) e diffondere la cultura della preparazione fisica e mentale che occorrono per tentare la prova. L’astigiano Stefano Beccaris, tecnico delle giovanili dell’asd Costigliole di calcio e ciclista amatore, ha completato il suo Everesting pochi giorni fa: salita da Neive a Mango, nel cuneese, 17 ore in sella e 317 chilometri per completare gli 8848 metri di ascesa. “Un bel modo per mettere alla prova il fisico e la mente – spiega Beccaris – ci vuole allenamento, qualche suggerimento professionale per alimentarsi, idratarsi e riposarsi correttamente, ma chi è appassionato ce la può fare”. Un’opportunità in più per sfidare i propri limiti.

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