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L’Italia sul trono d’Europa: la gioia collettiva nelle piazze

Nella festa astigiana, in quella di tutto lo stivale, c’è la gioia di un popolo che, per un attimo, si è lasciato alle spalle tutte le negatività per cullarsi in un lungo, infinito, momento d’affetto

L’Italia di Roberto Mancini sale sul trono d’Europa: è scoccata la mezzanotte e per le strade di tutta Italia, Asti compresa, si scatena la festa. Un’onda azzurra, di gioia, liberazione ed entusiasmo, che abbraccia idealmente tutto lo Stivale e raggiunge anche i tanti italiani che vivono all’estero. Un’esultanza liberatoria e iconica, come quella di Marco Tardelli del 1982, quasi a esorcizzare un anno di sofferenza, segnato dal Covid-19. Uno “strappo alla regola” giustificato dal momento. Il calcio, paradossalmente, sa scaldare i cuori più di ogni altra cosa: fa discutere, piangere di gioia e delusione, quando suona l’Inno di Mameli e sul campo giungono gli Azzurri è capace di unire come nessun altro. L’Italia, dopo il Mondiale del 2006 al ritmo del “po, po-ro-po-po-po-po”, celebra il trionfo contro l’Inghilterra a Wembley dopo i rigori al suono del claim “It’s coming Home. No, It’s coming Rome!”. In barba alla baldanza degli inglesi che fino all’ultimo erano convinti di sollevare il trofeo di fronte al proprio pubblico, l’Italia è campione d’Europa per la seconda volta nella sua storia, dopo il successo a Roma del 1968. Sono passati ben 53 anni da quell’acuto, ma il successo pareva scritto negli Astri: 11 luglio, una data storica, quella della vittoria del Mondiale 1982.
L’abbraccio tra Roberto Mancini e Gianluca Vialli è l’istantanea del trionfo europeo: c’è amicizia, emozione, sofferenza, senza filtri. Il calcio, domenica sera, non è stato solo un gioco: nella festa astigiana, in quella di tutte le piazze d’Italia, c’è la gioia di un popolo che, per un attimo, si è lasciato alle spalle tutte le negatività per cullarsi in un lungo, infinito, momento d’affetto.

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