Un trionfo atteso vent’anni: da Lodi a Faticanti, i capitani azzurri che alzano al cielo il trofeo continentale. L’Italia del calcio, guidata da mister Alberto Bollini, si laurea campione d’Europa Under 19 a Ta Qali (Malta) esattamente vent’anni dopo il trionfo in Liechtenstein superando il “solito” Portogallo. Nel cielo maltese gioisce la Nazionale e brilla indelebilmente la stella del fantasista sbocciato ad Asti, con la maglia del San Domenico Savio, Luis Hasa. Classe 2004, talento cristallino, umiltà assoluta e tanta voglia di sognare altri traguardi prestigiosi: i piedi del miglior giocatore dell’Europeo, reduce dall’assist decisivo nella finalissima, vanno veloci ma restano ben piantati a terra. Il pallone scorre a ritmi forsennati: il tempo di gioire per il successo degli azzurrini, qualche giorno di vacanza, e una nuova avventura all’orizzonte, la prima tra “i grandi” della Juventus Next Gen in Serie C.
Luis, qual è il segreto della vittoria degli Azzurrini e quali sensazioni provi a essere il miglior atleta della manifestazione?
Se c’è un segreto è che la nostra squadra, composta da individualità assolute, si è dimostrata un collettivo straordinario. Ogni calciatore che è entrato in corso di partita ha dato il suo contributo. Il premio di miglior atleta è una soddisfazione personale straordinaria, sono felicissimo, ma che ho il dovere di condividere con staff tecnico e compagni di squadra.
Il tuo percorso alla Juventus dura da molto tempo: quali sono i momenti più emozionanti di questo viaggio?
Sono in bianconero sin da bambino e ogni vittoria di torneo, ogni riconoscimento ricevuto rappresentano una bella soddisfazione. Il momento più bello in assoluto è la doppietta messa a segno contro il Benfica in Youth League, un momento che resterà impresso per sempre.
Sei sbocciato ad Asti con il San Domenico: che ricordo hai dei tuoi primi passi calcistici e quali sono le persone che hanno contribuito di più nel tuo lancio verso i bianconeri?
La mia esperienza in maglia gialloverde è avvenuta quando ero molto piccolo, ricordo che scendevo in campo con calciatori di un anno o due più grandi di me. Mauro Burbello è stato fondamentale nel notare il mio potenziale e favorire l’approdo alla Juventus. Il mio grazie più grande va ai miei genitori, senza il loro costante supporto non avrei raggiunto questi traguardi.
Il sogno nel cassetto?
Quello di arrivare in Serie A: esordire con la maglia della Juve, che indosso da tanto tempo, sarebbe un sogno che si realizza.
Si ringrazia Lorenzo Falessi,Sport Press Office Specialist della Juventus Next Gen,per la disponibilità
Intervista completa nell’edizione di marrtedì 25 luglio del nostro settimanale