Il nostro giornalista Massimo Elia promuove, con riserve, la prima avventura astigiana del nuovo mossiere del Palio
Sempre difficile giudicare l’operato del mossiere. Masala era al debutto e ha cercato di tenere in mano la situazione usando il pugno di ferro. Persin esagerato il suo rigore in determinate circostanze. Merita la sufficienza, certamente, ma deve calarsi maggiormente nei panni di chi il Palio lo corre e lo prepara. La sua insistenza nel voler trovare l’allineamento in tempi rapidissimi ad alcuni è piaciuta, ad altri un po’ meno. E’ nostra opinione che il Palio viva, soprattutto la finale, di precise strategie. Ed ecco allora che temporeggiare, controllare che cosa fanno gli altri, innervosirli con tempi lunghi tra le corde, possa talvolta cambiare l’esito della corsa.
I purosangue non sono automobiline telecomandabili, non tutti hanno verso il canapo lo stesso approccio. Inspiegabile, a nostra opinione, il richiamo ufficiale affibbiato a Dino Pes, fantino della Cattedrale, per non aver accelerato i tempi di avvicinamento al canapo. C’era un evidente problema di spazio ed inoltre “Velluto” sapeva che la mossa, per il suo grigio, andava sviluppata in tempi determinati, per sfruttarne al massimo le doti di potenza. Tempi da Palio. Esagerata pertanto la sanzione attribuitagli.
A Masala va però riconosciuta un’assoluta uniformità di atteggiamento nel rapportarsi verso i fantini.
Se riuscirà ad aggiungere un pizzico di tolleranza in più nello svolgere il suo compito, potrà ritagliarsi spazi anche sui verrocchi di quei Palii che finora non lo hanno ancora preso in considerazione.
m.e.